C’è un legame impercettibile che collega le biografie di tre artiste, Sofonisba Anguissola, Rosalia Novelli e Anna Fortino. Tre donne, in tempi in cui l’attività artistica era riservata unicamente agli uomini, alle quali quattro autrici, Santina Grasso, Maria Concetta Gulisano, Maria Ilaria Randazzo, Daniela Vullo, hanno dedicato un piccolo volume : “Voci d’artiste Sofonisba Anguissola, Rosalia Novelli, Anna Fortino”.
Sullo sfondo una Palermo mercantile e tra il quartiere della Loggia e quella più popolare dell’Albergheria e del Capo, dove si muovono le tre protagoniste in ambienti sociali diversi. Se infatti Sofonisba Anguissola ( 1532 – 1625) sposerà in prime nozze Fabrizio Moncada e in seconde il ricco mercante genovese Orazio Lomellino al seguito del quale da Genova tornerà in Sicilia, Rosalia Novelli ( 1628 – 1689), educata nella bottega del padre Pietro, il pittore maggiore del Seicento siciliano, attraverso le nozze si imparenterà con la borghesia delle cariche; quanto ad Anna Fortino (1673 – 1749), la sua attività di ceroplasta la ascrive più facilmente in un ambito di pratica artigiana dove era più comune la componente femminile. Il filo rosso, allora: Sofonisba ormai ultranovantenne e quasi cieca è omaggiata e ritratta da Anton Van Dyck durante il suo soggiorno palermitano tra il 1624 e il ’ 25; la lezione del grande fiammingo è recepita dalla pittura di Novelli e quindi dalla figlia Rosalia, presso la cui bottega, secondo alcune fonti, avrebbe compiuto la sua formazione Anna Fortino.
I possibili legami si arrestano qui. Perché poi Sofonisba ( cremonese, educata alla scuola di Antonio Campi), a cui recentemente il Museo del Prado ha dedicato una importante retrospettiva, si muove nell’ambiente rarefatto e scandito dal protocollo delle corti del tempo, in particolare quella di Madrid dove Sofonisba fu dama di compagnia della regina Isabella II, che restituisce in particolare nei suoi ritratti; la sua educazione ( uno dei suoi dipinti più celebri è l’Autoritratto alla spinetta), è dunque componente dell’ordine sociale di cui partecipa.
Pittrice, Rosalia è una outsider che fa fronte anche col suo lavoro alla morte improvvisa del padre, nel 1647 durante i moti promossi dal battiloro Giuseppe D’Alesi, e in seguito a una triplice vedovanza. Anna Fortino combatte con l’anonimato, così che una delle opere più importanti e di maggiore prestigio, il ritratto di Vittorio Amedeo di Savoia (ora nella Biblioteca della basilica di Superga), probabilmente eseguito nel 1714 quando il sovrano prende possesso del Regno di Sicilia, le è soltanto attribuito in assenza di fonti documentarie. Diversi anche fortuna e destino delle loro opere. Celebratissima in vita, Sofonisba ha lasciato in Sicilia una Madonna dell’Itria donata alla chiesa dell’Annunziata di Paternò in memoria del primo marito, e le sue prove migliori restano quelle in cui i volti dei bambini increspano le convenzioni dei ritratti di gruppo; anche la Madonna col Bambino di Palazzo Abatellis che le è attribuita è in realtà una scena di tenerezza familiare.
Intorno alla sola opera certa di Rosalia Novelli, una Immacolata con San Francesco Borgia nella chiesa di Casa Professa, sono state in tempi più recenti radunati alcuni dipinti per un catalogo che cerchi di mettere a fuoco una propria fisionomia distinguendola dalla produzione novellesca così diffusa a Palermo nei decenni successivi alla morte di Pietro.
Una impresa, quella di costituire un catalogo, ancora più complicata nel caso di Anna Fortino, dato che la scultura in cera trovava in Sicilia collocazione soprattutto nei conventi e nelle dimore private. Il Crocifisso nella chiesa di S. Ignazio all’Olivella mostra lo studio di alcuni grandi maestri del Seicento, pratica comune a uno dei suoi possibili maestri, Giacomo Serpotta.