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Aumentano i casi di tubercolosi in Europa: contagi in crescita anche tra i più giovani
Stampa articoloDopo anni di calo costante, la tubercolosi torna a preoccupare l’Europa. I dati del 2023 evidenziano una risalita dei contagi, con 39.000 nuovi casi registrati nell’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo, circa mille in più rispetto al 2022.
A lanciare l’allarme è il nuovo rapporto sulla sorveglianza della tubercolosi pubblicato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) insieme all’Ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
A destare maggiore preoccupazione è l’aumento dei casi tra i minori di 15 anni, che rappresentano il 4,3% del totale. Nel solo 2023 sono stati 1.689 i bambini e ragazzi contagiati, un incremento del 25% rispetto all’anno precedente.
In alcuni Paesi, come la Slovacchia, la situazione è ancora più grave: oltre un terzo dei nuovi casi riguarda i più piccoli. L’interruzione delle cure in questa fascia d’età è un altro dato critico, con circa un quinto dei giovani pazienti per i quali non si sa se abbiano completato il trattamento.

Questo scenario potrebbe favorire lo sviluppo di varianti resistenti agli antibiotici, rendendo la malattia più difficile da debellare.
In Italia casi stabili, ma raddoppiano i contagi tra gli under 15
Anche in Italia la tubercolosi si conferma una minaccia da non sottovalutare. Nel 2023 i casi complessivi sono rimasti stabili, intorno ai 2.600, e i decessi legati alla malattia sono stati circa 300. Tuttavia, tra i più giovani si registra un’impennata: i bambini sotto i 15 anni colpiti sono passati da 78 a 144 in un solo anno.
Un dato allarmante, che richiama l’urgenza di potenziare le attività di prevenzione e diagnosi precoce, soprattutto nei contesti più vulnerabili.
L’antibiotico-resistenza continua a essere una sfida importante anche in Italia, come nel resto d’Europa. Inoltre, circa il 15% dei pazienti affetti da Tbc presenta anche una coinfezione da Hiv, fattore che complica le terapie e rende più delicata la gestione sanitaria.
Dopo il calo dei casi registrato nel 2020 a causa della pandemia da Covid-19, si osserva ora un progressivo ritorno ai livelli precedenti, con segnali di rallentamento nella lotta alla malattia.
Allarme globale e tagli ai fondi: il rischio di un’emergenza invisibile
Su scala mondiale, la situazione appare ancora più grave. Secondo le stime dell’Oms, nel 2023 quasi 11 milioni di persone hanno contratto la tubercolosi, e 1,25 milioni sono morte. La Tbc torna così a essere la malattia infettiva più letale al mondo, superando di nuovo il Covid-19 dopo tre anni.
Uno dei fattori più critici riguarda la riduzione dei finanziamenti sanitari globali, in particolare quelli provenienti dagli Stati Uniti. L’Oms ha denunciato che i tagli agli aiuti esteri stanno compromettendo i servizi essenziali per la cura della Tbc nei 30 Paesi più colpiti.
Le strutture sanitarie sono in crisi, mancano i farmaci, i laboratori non sono operativi e il personale sanitario viene licenziato. Tutto questo rischia di trasformare la tubercolosi in un’emergenza silenziosa e incontrollata.
“Sconfiggere la Tbc non è un sogno, è una scelta”, ha dichiarato Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’Oms Europa. “Non possiamo fermarci ora. Servono nuovi alleati, nuovi strumenti e un impegno globale per evitare che la malattia continui a mietere vittime, soprattutto tra i più giovani”.
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