Il Lipedema, erroneamente classificato come malattia rara, è una patologia genetica e infiammatoria che necessita di maggiore consapevolezza e strategie mirate.
Stress e depressione: una ricerca europea ne svela le cause
Lo stress e la depressione sono due problemi di salute mentale che affliggono un numero sempre maggiore di persone in tutto il mondo, in particolare dopo la pandemia. Negli ultimi anni, la comunità scientifica si è interrogata sulle principali cause di questi disturbi, al fine di trovare nuove strategie di prevenzione e trattamento.
Secondo gli studiosi i fattori scatenanti dello stress e della depressione sono diversi: elementi di carattere genetico, cause sociali, traumi subiti, uso di farmaci o sostanze o la presenza di patologie pregresse.
Recentemente, una ricerca ha fornito importanti informazioni sulle cause dello stress e della depressione, aprendo nuove prospettive per affrontare queste problematiche.
Stress e depressione: cosa sono
Le pressioni lavorative e gli alti livelli di competizione, così come l’aumento della flessibilità del lavoro, la crescente disparità economica e le relazioni familiari disfunzionali sono tutti fattori che contribuiscono ad alimentare un profondo senso di insicurezza e da cui deriva una maggiore probabilità di sperimentare stress. Ma cosa è lo stress?
Lo stress è una risposta psico-fisica che prevede tre fasi: l’allarme (l’individuo percepisce un senso di sopraffazione davanti ad alcuni compiti o a specifiche situazioni), la resistenza (l’adattamento alle nuove sfide) e l’esaurimento (quando cade ogni forma di difesa e si avvertono i sintomi tipici dello stress come mal di testa, vertigini, perdita di appetito, eccessiva sudorazione e difficoltà a prendere sonno).
La situazione diventa critica quando lo stress diventa cronico e, dunque, l’esposizione allo stimolo si estende nel lungo periodo.
La depressione può derivare da eventi dolorosi, traumi precoci, abusi o negligenze e si caratterizza per il forte malessere provato da chi ne soffre, la perdita della voglia di svolgere attività, la scarsa autostima e la difficoltà a concentrarsi. La patologia può anche comportare tachicardia, dolori muscolari e mal di testa.
Alcune persone possono essere geneticamente più suscettibili ai disturbi dell’umore, aumentando il rischio di sviluppare la depressione in determinate circostanze. In molti casi un fattore cruciale è costituito dalle disfunzioni neurochimiche nel cervello. Le persone affetta da depressione presentano alterazioni nel funzionamento dei neurotrasmettitori, come la serotonina, che svolgono un ruolo importante nel regolare l’umore. Queste disfunzioni neurochimiche possono contribuire alla comparsa della depressione e influenzare la risposta ai trattamenti farmacologici.
La ricerca
Lo studio, condotto da un team di ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma, pubblicata sulla rivista “Nature Neuroscience”, ha individuato nuovi elementi su tali patologie, sottolineando la centralità di un gruppo di neuroni nella manifestazione di pensieri negativi, correlati allo stress cronico e alla depressione.
I ricercatori hanno basato il loro studio su un modello animale andando a mappare le cellule del sistema nervoso, attraverso strumenti all’avanguardia come il Patch-seq, grazie a cui è stato possibile monitorare il percorso neuronale del cervello, a partire dall’ipotalamo fino all’habenula.
In questo modo gli studiosi sono riusciti a indagare il comportamento e le reazioni degli animali dopo che questi sono stati lasciati entrare in una stanza.
Cosa è emerso dall’indagine
Durante l’esperimento, gli animali in cui il percorso si è attivato prima hanno mostrato la tendenza a non voler entrare nella stanza, nonostante non ci fossero ragioni specifiche per avere tale timore.
I risultati della ricerca hanno evidenziato come i neuroni associati ai pensieri negativi, che provocano disturbi come lo stress cronico, sono legati a loro volta agli estrogeni.
Questo spiega le ragioni per cui le donne presentano una maggiore sensibilità allo stress. Negli esemplari femminili che hanno affrontato situazioni di tensione durante l’esperimento la risposta ha avuto una durata maggiore rispetto a quelli di sesso maschile.
L’autore senior della ricerca, Konstantinos Meletis, ha dichiarato che al momento non è chiaro il modo in cui vengono attivati i neuroni responsabili dei pensieri negativi e del conseguente stress cronico.
L’aspetto rilevante secondo il ricercatore è il modo in cui ragioniamo e visto che ogni giorno produciamo un’infinità di pensieri che plasmano la nostra realtà, il prossimo step sarà quello di “capire come vengono creati i segnali negativi nel cervello” così da individuare i meccanismi che stanno dietro a malattie affettive come la depressione e realizzare nuovi farmaci per trattare tali patologie.
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