Nel mondo frenetico e stressante in cui viviamo e dove cresce sempre più il fenomeno della depressione, la ricerca di metodi per rilassare la mente e purificare il corpo sta diventando sempre più frequente. Tra le tante pratiche e tradizioni, uno dei segreti meglio custoditi dei monaci buddisti giapponesi è lo “shojin ryori“, un’antica forma di cucina zen, che promette di portare equilibrio e armonia nella vita di coloro che la seguono.
Lo shojin ryori, che letteralmente significa “cucina dei monaci buddisti”, ha radici profonde nella tradizione buddista giapponese e si basa su principi fondamentali di equilibrio e attenzione. Questa forma di cucina risale al XIII secolo ed è stata originariamente sviluppata nei templi buddisti come un modo per nutrire sia il corpo che la mente e considera il cibo come un mezzo di elevazione spirituale.
Gli antichi monaci avevano già compreso allora l’importanza di un’alimentazione sana e consapevole per sostenere il loro spirito e per mantenere un buon equilibrio mentale durante lunghi periodi di meditazione e contemplazione.
A differenza di molte cucine elaborate e ricche di ingredienti, lo “shojin ryori” si concentra sulla semplicità e sulla purezza degli alimenti per mantenere il benessere psicofisico. La preparazione di questi piatti prevede l’uso esclusivo di ingredienti vegetali, come verdure, legumi, alghe marine, cereali, radici e tofu. I cibi sono cucinati in modo semplice, spesso bolliti o al vapore, per preservarne il sapore naturale e le proprietà nutrienti.
La filosofia alla base dello shojin ryori è in sintonia con i principi buddisti di non violenza e rispetto per tutti gli esseri viventi. Di conseguenza, la cucina zen evita l’uso di carne, pesce e prodotti animali, focalizzandosi invece sulla compassione e sulla gentilezza verso gli animali e l’ambiente.
Viene, inoltre, totalmente bandita ogni forma di spreco invitando a riutilizzare gli avanzi, riproponendoli in chiave diversa, un po’ come facevano le nostre bisnonne.
Oltre alla scelta attenta degli ingredienti, un altro aspetto fondamentale dello shojin ryori è la pratica della gratitudine e della consapevolezza durante il pasto. Prima di iniziare a mangiare, i monaci si prendono un momento per esprimere gratitudine per il cibo, per chi lo ha coltivato e per chi lo ha preparato. Questo atto di riconoscimento è considerato essenziale per aumentare la consapevolezza del cibo che si sta consumando e per sviluppare un legame più profondo con la natura.
Grazie alla sua purezza e alla scelta accurata degli ingredienti, lo “shojin ryori” offre diversi benefici per la salute del corpo e della mente. Le verdure fresche e gli alimenti ricchi di nutrienti promuovono la vitalità e la salute generale, mentre la pratica della consapevolezza durante i pasti aiuta a rallentare e a sperimentare il cibo in modo più profondo.
In particolare, la dieta buddista propone la cosiddetta “regola del 5”:
Oggi, lo shojin ryori sta guadagnando sempre più popolarità al di fuori dei templi buddisti e sta diventando una tendenza culinaria apprezzata anche da chi cerca un’esperienza di alimentazione più equilibrata e salutare, per deliziare sia gli occhi che il palato.
I ristoranti che servono piatti “shojin ryori” stanno aprendo le loro porte a chiunque sia interessato a scoprire una cucina diversa, capace di andare oltre il semplice nutrimento fisico.
Lo “shojin ryori”, lontano dalle mode culinarie passeggere, ci ricorda l’importanza di nutrire il corpo con cibi salutari e di sviluppare un rapporto più profondo e rispettoso con il cibo che consumiamo, nutrendo sia il corpo che l’anima.
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