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I rischi del caro-spesa sulla nostra salute. Gli errori più comuni
Negli ultimi anni, il crescente costo dei generi alimentari e dei beni di consumo ha messo a dura prova i bilanci delle famiglie in tutto il mondo, destando molte preoccupazioni per le potenziali ricadute sulla salute della popolazione.
Una delle principali conseguenze del “caro-spesa” è stata quella di preferire alternative economiche al cibo di qualità, cosa che portato a un aumento generalizzato dell’obesità.
Scopriamo insieme quali sono gli errori più comuni, che le persone commettono quando cercano di risparmiare sulla spesa.
Gli errori più frequenti quando si fa la spesa
Sacrificare la qualità per il prezzo è uno degli errori più comuni quando si fa la spesa. Gli individui spesso preferiscono mettere nel carrello alimenti di scarsa qualità o confezionati, da un lato più convenienti, ma anche ricchi di conservanti, additivi e zuccheri aggiunti, che possono avere effetti negativi sulla salute a lungo termine.
Nel tentativo di risparmiare molte persone optano per diete altamente caloriche ma poco nutrienti, basate su cibi processati, snack ad alto contenuto calorico e bevande zuccherate. Queste scelte alimentari possono portare a un aumento di peso e a una crescita del rischio di malattie croniche come l’obesità, il diabete e le malattie cardiache.
Un’alternativa molto comune per risparmiare è quella di saltare i pasti o ridurre le porzioni, un comportamento che può portare a una carenza di nutrienti essenziali per il nostro organismo e incidere ancora una volta negativamente sulla nostra salute.
In Italia obesità in crescita fino al 2026
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’eccesso di peso, su individui dai 18 anni in su, sulla base di un Indice di Massa Corporea superiore a 25.
Secondo gli “Indicatori per il benessere equo e sostenibile”, inseriti tra gli allegati del Documento di Economia e Finanza (Def) nel 2020, per via della pandemia, nel nostro Paese l’Imc ha toccato il suo apice ed è tornato ad aumentare anche nel 2021.
Come ha sottolineato Il Messaggero l’indicatore standardizzato è a 44,5, mentre quello grezzo a 46,3 e l’andamento dello stesso è stimato in crescita fino al 2026, soprattutto per via dell’inflazione che peserà molto sull’acquisto dei generi alimentari.
I rincari portano inevitabilmente ad acquistare prodotti meno costosi, il più delle volte a scapito della qualità e ciò incide fortemente sull’aumento di peso. Se da un lato risparmiare denaro è importante, è altrettanto cruciale considerare l’effetto a lungo termine delle nostre scelte alimentari e di spesa.
Occorre dunque investire in cibi nutrienti e abitudini alimentari, trovando un equilibrio tra il risparmio e la scelta di cibi nutrienti e di alta qualità, per prevenire problemi di salute costosi e complicati in futuro. L’investimento nella nostra salute non dovrebbe mai essere sottovalutato.
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