Se dicembre e gennaio sono stati due mesi colpiti dall’influenza stagionale, anche nel mese di marzo con i frequenti sbalzi di temperatura assisteremo a un’escalation delle malattie respiratorie e intestinali.
In particolare, secondo il vicesegretario nazionale della Federazione Italiana dei Medici Pierluigi Bartoletti tra marzo e aprile arriverà “l’influenza B che colpisce soprattutto i bambini e i ragazzi”.
In primavera assisteremo ad un aumento dei casi influenzali, ma c’è da preoccuparsi? Scopriamo che cos’è l’influenza B e quali sono i suoi principali sintomi?
L’influenza, causata dai virus influenzali, è una malattia respiratoria contagiosa che colpisce le vie respiratorie superiori. I sintomi più evidenti sono la febbre, i brividi, il mal di testa, la tosse, il mal di gola e l’affaticamento. Si trasmette principalmente attraverso le goccioline respiratorie e il contatto diretto con superfici contaminate.
Nelle persone anziane e nei soggetti fragili l’influenza può provocare complicazioni gravi, ecco perché è importante seguire delle regole di prevenzione come la vaccinazione, il lavaggio delle mani e il mantenimento di sani comportamenti igienici.
I virus influenzali possono essere di tipo A, B o C. L’influenza A è il tipo più comune di influenza e può causare epidemie e pandemie globali. È associata a una maggiore variabilità genetica e può infettare sia gli esseri umani che gli animali, come gli uccelli e i suini.
L’influenza B causa solitamente epidemie meno gravi, anche se può ancora avere un impatto significativo sulla salute pubblica, mentre l’influenza C è meno comune e generalmente causa sintomi più lievi rispetto alle altre forme di influenza. L’influenza C difficilmente causa epidemie e pandemie e non di solito inclusa nei vaccini antinfluenzali stagionali. Colpisce principalmente i bambini e gli adulti giovani.
L’influenza B provoca sintomi come febbre, tosse, mal di gola, naso che cola, starnuti, affaticamento, dolori articolari e muscolari, ma anche dolori addominali e disturbi gastro-intestinali. Rispetto all’influenza A, questo tipo di influenza è meno allarmante e tende a causare epidemie meno gravi, anche se ogni anno è necessaria la formulazione di un nuovo vaccino per adattarsi alle varianti prevalenti e proteggere la popolazione.
Nei casi più gravi l’infezione può provocare polmoniti, bronchiti, difficoltà respiratorie, miositi (infiammazioni del tessuto muscolare), miocarditi (infiammazioni del cuore) e sepsi.
L’influenza B essendo di origine virale non può essere curata con gli antibiotici, ma i principali sintomi possono essere curati attraverso farmaci da banco come antipiretici e antinfiammatori. In questi casi è indicato il riposo assoluto così da consentire al corpo di combattere l’infezione in modo efficace.
Solitamente i sintomi tendono ad attenuarsi e a scomparire nel giro di 7-10 giorni. Quando si manifesta febbre alta, soprattutto in bambini e soggetti fragili, si consiglia di rivolgersi al pediatra o al proprio medico.
Oltre alla vaccinazione, consigliatissima per i pazienti più vulnerabili, esistono delle buone pratiche igieniche che possono aiutare a ridurre il rischio di contrarre e diffondere l’influenza di tipo B come lavarsi frequentemente le mani con acqua e sapone, specialmente dopo aver tossito o starnutito, evitare il contatto ravvicinato con persone malate, coprirsi la bocca e il naso con un fazzoletto usa e getta, evitare di toccarsi occhi, naso e bocca con le mani non lavate, evitare il contatto con persone malate e rimanere a casa quando si è influenzati così da non diffondere l’infezione ad altri.