Il glifosato, un erbicida ad ampio spettro, è diventato uno degli strumenti più utilizzati nell’agricoltura moderna. Sin dalla sua introduzione sul mercato negli anni ’70 dalla Monsanto, sotto il nome commerciale di Roundup, il glifosato è stato adottato in tutto il mondo per il controllo delle erbacce.
Tuttavia, il suo uso diffuso ha sollevato preoccupazioni significative riguardo ai suoi impatti ambientali e alla salute umana.
Il glifosato è un composto chimico organico appartenente alla classe degli erbicidi non selettivi. Questo significa che agisce uccidendo un’ampia gamma di piante, non limitandosi a un particolare tipo di vegetazione. Funziona inibendo un enzima chiamato EPSP sintasi, che è essenziale per la sintesi degli amminoacidi aromatici necessari alla crescita delle piante. Senza questi amminoacidi, le piante non possono crescere e alla fine muoiono.
L’uso del glifosato ha avuto un impatto significativo sull’efficienza agricola. Ha permesso agli agricoltori di controllare efficacemente le erbacce, riducendo la necessità di lavorazioni del terreno e contribuendo ad aumentare la resa delle colture. Tuttavia, questa apparente panacea ha delle controindicazioni che non possono essere ignorate.
Uno dei principali problemi ambientali associati al glifosato è la contaminazione del suolo e delle acque. Dopo l’applicazione, il glifosato può rimanere nel suolo per periodi prolungati, variabili da pochi giorni a diversi mesi, a seconda delle condizioni ambientali. Durante questo periodo, può essere assorbito dalle piante non bersaglio e infiltrarsi nelle falde acquifere, contaminando le risorse idriche sotterranee e superficiali.
Il glifosato non colpisce solo le erbacce, ma anche le piante benefiche e gli organismi non bersaglio, inclusi insetti, anfibi e microrganismi del suolo. La sua capacità di ridurre drasticamente la biodiversità vegetale può avere effetti a catena sull’intero ecosistema. Ad esempio, le popolazioni di api e altri impollinatori possono essere compromesse dalla riduzione delle piante da fiore, che sono essenziali per la loro sopravvivenza. La perdita di impollinatori può a sua volta influenzare negativamente le colture che dipendono dall’impollinazione, creando un ciclo di declino ecologico.
Il glifosato e i suoi formulati possono essere tossici per gli organismi acquatici. Quando il glifosato raggiunge i corpi idrici attraverso il deflusso agricolo, può danneggiare pesci, anfibi e altre forme di vita acquatica. Studi hanno dimostrato che l’esposizione al glifosato può causare anomalie nello sviluppo degli anfibi e ridurre la sopravvivenza dei pesci.
Uno degli aspetti più controversi del glifosato è il suo potenziale cancerogeno. Nel 2015, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), un’agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha classificato il glifosato come “probabilmente cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 2A).
Questa classificazione si basa su studi epidemiologici che hanno evidenziato un aumento del rischio di linfoma non Hodgkin tra gli agricoltori esposti al glifosato. Tuttavia, altre agenzie, come l’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti (EPA), hanno concluso che il glifosato non è probabilmente cancerogeno quando utilizzato secondo le istruzioni.
Il glifosato è stato anche associato a disordini endocrini. Alcuni studi suggeriscono che il glifosato possa interferire con il sistema endocrino umano, che regola ormoni vitali per numerose funzioni corporee. Questa interferenza può portare a problemi riproduttivi, sviluppo anomalo e malattie metaboliche.
Oltre alla cancerogenicità e ai disordini endocrini, il glifosato è stato collegato a una serie di altri problemi di salute. Esposizioni elevate possono causare irritazioni cutanee e oculari, problemi respiratori e disturbi gastrointestinali. Gli effetti a lungo termine dell’esposizione cronica, soprattutto a basse dosi, sono ancora oggetto di ricerca, ma preoccupano molti esperti di salute pubblica.
La crescente preoccupazione per gli effetti del glifosato ha portato a una serie di risposte normative e legali in tutto il mondo. In Europa, alcuni paesi hanno imposto restrizioni severe o hanno bandito del tutto l’uso del glifosato. In Francia, ad esempio, il governo ha annunciato l’intenzione di eliminare gradualmente l’uso del glifosato entro il 2023, salvo per alcune eccezioni. In Germania, è previsto un divieto totale a partire dal 2024.
Negli Stati Uniti, l’uso del glifosato rimane diffuso, ma ci sono crescenti pressioni da parte di gruppi ambientalisti e legali per limitarne l’uso. Diverse cause legali sono state intentate contro la Monsanto (ora parte di Bayer), con verdetti che hanno riconosciuto il legame tra il glifosato e il cancro, assegnando risarcimenti multimilionari alle vittime.
In Italia, le normative contro il glifosato sono diventate sempre più restrittive negli ultimi anni, in risposta alle crescenti preoccupazioni per la salute pubblica e l’ambiente. Dal 2016, il Ministero della Salute ha imposto limiti severi sull’uso del glifosato, vietandone l’applicazione in aree frequentate da gruppi vulnerabili come parchi, giardini pubblici e campi sportivi. Inoltre, è vietato l’uso del glifosato in pre-raccolta per evitare residui nei prodotti agricoli. Alcune regioni, come il Trentino-Alto Adige, hanno adottato misure ancora più rigide, spingendo per la completa eliminazione del prodotto. Queste normative riflettono un impegno crescente verso pratiche agricole più sostenibili e la protezione della salute dei cittadini.
Alla luce dei rischi associati al glifosato, la ricerca di alternative sostenibili è diventata una priorità. Tra queste alternative vi sono metodi di controllo delle erbacce non chimici, come l’agricoltura biologica, l’uso di colture di copertura, la rotazione delle colture e tecniche meccaniche di sarchiatura. Inoltre, ci sono erbicidi a base di sostanze naturali che stanno guadagnando popolarità, sebbene spesso non siano altrettanto efficaci o convenienti come il glifosato.
Il glifosato rappresenta un caso emblematico di come un singolo prodotto chimico possa avere effetti profondi e complessi sull’ambiente e la salute umana. Mentre ha rivoluzionato l’agricoltura moderna, rendendo più efficiente la produzione alimentare, i suoi potenziali rischi richiedono un’attenta valutazione e un approccio precauzionale.
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