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Cibo e food shaming: come liberarsi dai sensi di colpa a tavola
Il cibo è una delle necessità fondamentali della vita umana, ma per molti, ciò che dovrebbe essere una fonte di piacere e nutrimento si trasforma in una fonte di ansia e vergogna.
Questo fenomeno, noto come “food shaming“, si riferisce alla pratica di giudicare e criticare le scelte alimentari degli altri.
Che si tratti di commenti diretti, sguardi giudicanti o pressioni sociali, il food shaming può avere un impatto negativo significativo sulla salute mentale e fisica delle persone.
Le origini e l’impatto del food shaming
Il food shaming può avere molte origini diverse. Può derivare da norme culturali e sociali che promuovono certi tipi di corpo o diete come ideali. Ad esempio, in molte società occidentali, c’è una forte pressione verso la magrezza e una dieta “pulita”.
Questa pressione può spingere le persone a criticare non solo le proprie scelte alimentari ma anche quelle degli altri, creando un ciclo di vergogna e giudizio. Inoltre, i media e la pubblicità contribuiscono a rafforzare questi ideali, promuovendo prodotti e diete come soluzioni miracolose per raggiungere la perfezione fisica.
Il food shaming può avere effetti devastanti sulla salute mentale. Le persone che sono vittime di questo tipo di giudizio possono sviluppare un rapporto malsano con il cibo, portando a disturbi alimentari come l’anoressia, la bulimia e il binge eating.
La vergogna e la colpa associate al cibo possono anche contribuire a problemi di autostima e ansia. Gli individui possono iniziare a evitare situazioni sociali in cui il cibo è coinvolto, isolandosi e peggiorando ulteriormente il loro benessere psicologico.
Come riconoscere e contrastare il food shaming
Riconoscere il food shaming è il primo passo per combatterlo. Questo comportamento può manifestarsi in molti modi diversi. Commenti espliciti come “Non dovresti mangiare quella torta” o “Sei sicuro di voler mangiare così tanto?” sono esempi ovvi.
Tuttavia, il food shaming può essere anche più sottile, come alzare gli occhi al cielo quando qualcuno ordina un dessert o fare commenti passivo-aggressivi su scelte alimentari percepite come non salutari.
Anche il linguaggio interno, cioè come parliamo a noi stessi delle nostre scelte alimentari, può essere una forma di food shaming.
Esistono diverse strategie per combattere il food shaming e liberarsi dai sensi di colpa a tavola. Prima di tutto, è importante praticare l’autocompassione. Riconoscere che è normale e umano fare scelte alimentari imperfette può aiutare a ridurre la vergogna.
Inoltre, è utile educare se stessi e gli altri sull’importanza di una relazione equilibrata e positiva con il cibo. Parlare apertamente delle proprie esperienze e sentimenti può contribuire a creare un ambiente più comprensivo e meno giudicante.
La comunità e i professionisti della salute possono giocare un ruolo cruciale nel combattere il food shaming. Creare spazi sicuri dove le persone possono discutere delle loro preoccupazioni alimentari senza paura di giudizio è fondamentale.
I dietisti e i nutrizionisti possono lavorare per promuovere messaggi di salute che si concentrano sul benessere generale piuttosto che su ideali di corpo irrealistici. Anche i programmi educativi nelle scuole possono contribuire, insegnando ai bambini l’importanza di una dieta equilibrata e di un atteggiamento positivo verso il cibo.
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