Il Lipedema, erroneamente classificato come malattia rara, è una patologia genetica e infiammatoria che necessita di maggiore consapevolezza e strategie mirate.
Le mamme possono allattare anche con patologie al seno
L’allattamento resta sicuro anche in presenza di diverse patologie mammarie. Questo è quanto emerge dal Position Statement della Società Italiana di Neonatologia (Sin) e della Società Italiana di Pediatria (Sip), un documento che ha rivisitato le credenze passate alla luce delle più recenti evidenze scientifiche. Il documento, condiviso da oltre 20 enti, affronta in modo dettagliato le compatibilità tra allattamento e patologie come mastiti, ascessi e persino casi di cancro al seno pregresso o interventi di mastoplastica.
Diagnostica e allattamento: nessuna interruzione necessaria
Una delle principali novità emerse è che una donna che allatta non deve interrompere l’allattamento per sottoporsi a indagini diagnostiche come una agobiopsia o altri esami radiologici. Questo punto è stato particolarmente ribadito dagli specialisti, i quali sottolineano che la compatibilità di tali esami con l’allattamento è stata comprovata scientificamente, compresi quelli che prevedono l’uso di mezzo di contrasto. Le indagini diagnostiche come le ecografie o le risonanze sono perfettamente interpretabili anche durante la fase di lattazione.
Supporto necessario per le madri con patologie
Gli esperti della Sin e della Sip sottolineano l’importanza del ruolo degli operatori sanitari nel fornire supporto e incoraggiamento alle madri che vogliono continuare ad allattare nonostante la presenza di patologie mammarie. Secondo quanto dichiarato nel documento, la valutazione accurata dei rischi-benefici permette quasi sempre di incoraggiare l’allattamento, purché la madre sia ben informata e motivata.
Collaborazione tra enti e associazioni
Il lavoro sul Position Statement è stato coordinato da Riccardo Davanzo, presidente della Commissione Allattamento della Sin, ed è stato possibile grazie alla collaborazione di numerosi enti tra cui Andos Onlus, Aogoi, Fimp, Fnopi, e altre organizzazioni. In particolare, anche il Comitato Italiano per l’Unicef e l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) hanno dato un contributo rilevante nella stesura del documento.