Luci, ritocchi e infine filtri social: l’immagine di noi stessi è in continuo perfezionamento. Affidarsi ad una maschera a volte ci conforta, anche se molto spesso non riflette la nostra vera essenza; accade dunque, che questi escamotage alimentano un canone di bellezza che non corrisponde con la realtà dei fatti.
L’Advertising Standards Authority inglese (ASA) ha appena giudicato l‘uso dei filtri Instagram nelle pubblicità dei cosmetici come fuorviante. La decisione è arrivata dopo aver esaminato delle Stories fatte da influencer che per pubblicizzare prodotti autoabbronzanti hanno usato filtri che ne esageravano i risultati.
L’esito raggiunto è il seguente: l’ASA ha stabilito che d’ora in poi è vietato usare filtri nei post/Stories che promuovono cosmetici se questi filtri ne esagerano gli effetti, pena la rimozione del contenuto.
“Stiamo anche lavorando a stretto contatto con le piattaforme social che possono far rispettare con più forza le nostre decisioni laddove un inserzionista non è disposto a farlo”, ha fatto sapere un portavoce dell’ASA alla BBC, riporta D-Repubblica.
La decisione dell’ASA è arrivata in risposta alla battaglia cominciata quest’estate su Instagram dalla make-up artist e modella Sasha Louise Pallari, che con l’hashtag #filterdrop invita gli utenti ad abbandonare i filtri di bellezza, soprattutto quando si promuovono cosmetici.
Sasha ha contattato l’ASA sei mesi fa e il 22 gennaio l’Agenzia le ha comunicato la decisione finale: “Ho iniziato questa campagna otto mesi fa e il risultato che abbiamo ottenuto insieme è stato strabiliante”, ha commentato la modella in un post Instagram.
“Questo significa che ogni volta che qualcuno promuove un prodotto di bellezza abbiamo maggiori possibilità di vedere la sua vera pelle, la vera forma del naso, le diverse dimensioni delle labbra, il vero colore del prodotto. Le persone non si confronteranno più con uno standard che non è ottenibile senza un filtro. Ce l’abbiamo fatta. Sono così orgogliosa”.
Quello della distorsione irrealistica della realtà è un problema crescente ormai da decenni: “L’idea di usare un’app o dei filtri Instagram per migliorare il proprio aspetto non è altro che un’evoluzione di quello che fino a qualche anno fa era appannaggio degli esperti di programmi di fotoritocco.
Ma se negli anni ’90 e 2000 il focus era il corpo, ora con i social l’oggetto prediletto delle attenzioni estetiche diventa il viso”, commenta la dottoressa Valeria Viero, direttrice e co-fondatrice della sede italiana della scuola per consulenti d’immagine Ecole Supérieure de Relooking e autrice del libro L’immagine parla di te (Wide Edizioni).
“Nella società post-moderna il mito dell’eroe è molto diffuso. L’eroe o l’eroina devono essere belli, eleganti, felici, competenti, giovani, vincenti, in una parola perfetti. Sono performance troppo elevate che creano una separazione tra come ci si vede (sé reale) e come si pensa di dover essere (sé imperativo) per seguire i modelli vincenti, finendo per generare insoddisfazione e frustrazione.
Se vogliamo essere felici dobbiamo imparare a prendere le distanze dai modelli di perfezione”, aggiunge la dottoressa Paola Pizza, psicologa della moda, autrice e docente.
“Possiamo solo immaginare quali sono e saranno gli effetti di una diffusione ancora più importante di queste distorsioni irrealistiche dell’immagine date da filtri usati da chiunque: non ci si comparerà più all’attrice di turno, ma alla vicina di casa e ci si sentirà inevitabilmente inadeguate”, conclude la dottoressa Viero.
“Oggi la speranza è proprio assomigliare alla ragazza della porta accanto che oramai con i filtri è perfetta come le modelle nei giornali o le star del cinema. Ma questa speranza è destinata a rimanere delusa, perché si tratta di una perfezione irrealistica e omogeneizzante, che non considera l’individualità della bellezza dei singoli e la molteplicità estetica dell’umanità”.