Oltre 300 studentesse nigeriane rapite: l’Angelus di Papa Francesco

di Alice Marchese


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“Unisco la mia voce a quella dei vescovi della Nigeria per condannare il vile rapimento, 317 studentesse, preghiamo per queste ragazze perché possano presto tornare a casa, vicino alle loro famiglie e a loro stesse, preghiamo la Madonna perché le custodisca”:  così Papa Francesco, durante l’Angelus ha espresso vicinanza alle famiglia delle ragazze nigeriane, rapite a Jangebe, nello Stato di Zamfara. 

Le ragazze erano state prese in ostaggio da uomini armati non identificati in una scuola secondaria nella città di Jangebe, nello Stato di Zamfara. Militari e polizia avevano lanciato un’operazione congiunta di ricerca e salvataggio, con l’invio “di una squadra di rinforzo pesantemente armata” a Jangebe.

Sulla vicenda aveva riferito il presidente nigeriano Muhammadu Buhari, spiegando che l’obiettivo principale del governo è quello di riportare tutti gli ostaggi a casa sani e salvi. “Non soccomberemo al ricatto di banditi e criminali che prendono di mira studenti innocenti in attesa di enormi pagamenti di riscatto”, ha detto, “che banditi, rapitori e terroristi non si illudano di essere più potenti del governo”. Riportato così da Vaticano News.

L’Unione Europea, Nazioni Unite e Unicef avevano chiesto il rilascio immediato delle ragazze. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha sottolineato che “le scuole devono rimanere uno spazio di sicurezza per imparare senza temere violenze”.
In Nigeria i rapimenti di studenti sono una piaga molto diffusa e annosa.

Sempre in Nigeria, quarantadue persone, tra cui ventisette alunni, sono state liberate dopo essere state rapite dieci giorni fa in una scuola nel centro ovest del Paese.
A renderlo noto le autorità locali. “Gli studenti, i professori e i loro cari hanno ritrovato la libertà e sono stati ricevuti dal governo locale”, ha scritto in un tweet il governatore della Regione, Abubakar Sani Bello. Molti settori della società civile nigeriana da tempo chiedono maggiore sicurezza e più protezione al governo centrale di Abuja.

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