2020, la Dad e le difficoltà per i bambini disabili

di Alice Marchese


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Da marzo non è più lo stesso. Cinema, teatro, qualsiasi centro ricreativo o di potenziale assembramento sono stati messi a dura prova. Lo stesso accade anche a scuola e all’università; la maggior parte degli studenti si è dovuta abituare, per quanto sia possibile, ad una situazione anomala che prevede la didattica a distanza.

Ne hanno risentito tutti, ma quelli più colpiti sono stati i più fragili. Com’è riportato da IoDonna, Alberto, 17 anni, è un ragazzo con la sindrome di Down iscritto in quarta in un istituto alberghiero. Da sempre vivace, circondato da amici, con tanta voglia di vivere e di fare, amatissimo dai genitori e dal fratello, ora è prostrato dall’immobilità forzata. Il giorno del suo compleanno ha scritto ai compagni: «Sto rinunciando alla mia vita».

«Mio figlio non ne può più, continua a chiedere quando finirà» dice la madre Autilia Avagliano, presidente della sezione campana di Apdd (Associazione persone con sindrome di Down e disabilità intellettiva) che ad Alberto ha dedicato il libro Din Don Down (Marlin edizioni).

«Quest’anno tutti gli adolescenti hanno sofferto. I disabili come lui il doppio, perché la prossimità è la ragion d’essere della didattica, e la Dad (Didattica a distanza) spesso non funziona. Se Alberto fa fatica ma si collega e interagisce, la situazione è molto più drammatica per gli autistici; per loro le lezioni on line sono inutili».

Questo 2020 disastroso che ci stiamo lasciando alle spalle non ha coinvolto tutti allo stesso modo. Le disuguaglianze si sono accentuate, chi aveva fragilità è rimasto ancora più ai margini. A scuola, le difficoltà sono esplose. I bambini e i ragazzi disabili, abituati ai ritmi e alle relazioni con i compagni, hanno avvertito la differenza abissale . Se si aggiunge la consueta giostra degli insegnanti di sostegno, si capisce l’entità del danno.

«Negli ultimi 22 anni, gli alunni disabili sono aumentati del 138 per cento, fino ad arrivare al totale di 290mila di oggi» dice Giovanni Vinciguerra, direttore della testata specializzata Tuttoscuola.

Ma non è finita qui: «Il carosello degli insegnanti, che per il 42 per cento sono precari. A settembre, in piena emergenza pandemia, il 59 per cento dei disabili ha cambiato insegnante di sostegno. A questo aggiungiamo una distribuzione non omogenea: in Lombardia molte cattedre sono vuote, in Sicilia no. E 70mila disabili non hanno avuto accesso alla Dad».

L’Italia è all’avanguardia nell’inclusione ma nel momento più drammatico i nodi sono venuti al pettine e si sono manifestate tutte le imperfezioni del sistema: «Non c’è stata nessuna formazione degli insegnanti sulla Dad. Tanto meno per il sostegno. Quali lezioni per i disabili, in sincrono o no? E la presenza, da soli o in piccoli gruppi?».

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