Si infiamma la polemica intorno al caso di Ilaria Salis, l’insegnante italiana in carcere in Ungheria con l’accusa di tentata lesione e associazione a delinquere. Il governo di Viktor Orban è passato al contrattacco, respingendo con forza le accuse di accanimento giudiziario e difendendo l’operato della magistratura ungherese.
“Ilaria Salis non è un’eroina. Lei e i suoi ‘compagni’ sono venuti in Ungheria e hanno commesso aggressioni barbare e premeditate contro cittadini ungheresi: questi sono i fatti” – tuona Zoltan Kovacs, portavoce dell’esecutivo di Budapest, in un duro video messaggio pubblicato sui social network.
Secondo Kovacs, la mobilitazione internazionale in difesa della Salis sarebbe null’altro che “un’invenzione politica” da parte della sinistra. “Difenderemo la reputazione e l’integrità della nostra magistratura, non importa quanto forte la sinistra gridi al lupo” ha dichiarato.
Nel mirino del governo Orban in particolare le ripetute denunce del padre di Ilaria, Salvatore Salis, che nelle scorse settimane ha lanciato appelli al Parlamento Europeo e ai media internazionali, sostenendo la totale estraneità della figlia alle accuse e parlando di “persecuzione politica”. “Lui stesso ha trasformato il caso della propria figlia in una questione politica e ora si mostra sorpreso che a queste accuse vengano date risposte politiche” attacca Kovacs, invitando il padre della detenuta a “riflettere su come sua figlia sia rimasta coinvolta in un episodio del genere”.
Ma quali sono le prove contro Ilaria Salis? Stando a quanto ricostruito, la donna sarebbe implicata in due aggressioni avvenute a Budapest lo scorso febbraio ai danni di alcuni militanti di estrema destra ungheresi. In particolare, gli inquirenti sarebbero in possesso di video che mostrerebbero chiaramente la Salis partecipare ad un pestaggio in pieno giorno in piazza Gazdagréti.
Inoltre, grazie all’analisi antropometrica delle immagini, sarebbe stata riscontrata una corrispondenza superiore al 90% tra alcuni aggressori a volto coperto ripresi durante gli assalti e la Salis. Si tratta di un sistema biometrico che analizza i parametri fisici di una persona per determinarne l’identità. Gli investigatori starebbero poi esaminando anche telefoni e chat degli arrestati per verificare l’esistenza di legami tra gli imputati ed eventualmente provare l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alle aggressioni.