Nel Regno Unito, una curiosa e ingegnosa trovata sta rivoluzionando la lotta contro le truffe telefoniche: Daisy, una “nonna” creata dall’intelligenza artificiale, progettata per rispondere alle chiamate dei truffatori con conversazioni interminabili e senza senso. Sviluppata dalla società telefonica Virgin Media O2, Daisy è un’AI che, simulando il comportamento di una simpatica vecchietta, tiene occupati […]
Totò Schillaci, la moglie Barbara Lombardo: “Ha fatto battere il suo cuore oltre ogni limite”
“Io guerriera? Sì, guerriera del guerriero. Ci siamo battuti fino alla fine. E Totò ha fatto battere il suo cuore, oltre ogni limite previsto dai medici, perché non voleva lasciarci. Non voleva lasciare me e i nostri quattro figli”.
Così Barbara Lombardo, moglie di Totò Schillaci, in una intervista al Corriere della Sera.
Non avete avuto figli insieme… “Per scelta. Uno io, tre lui. La somma fa quattro. Lui ha cresciuto e amato mio figlio Alberto come fosse il suo. E per me è lo stesso con i suoi, Mattia, Jessica e Nicole, che considero miei. E loro, fratelli che si amano. Siamo stati bravi. Lui, il cemento di una famiglia dove ci vogliamo tutti bene” e con Rita Bonaccorso, ex moglie di Schillaci, “condividiamo un dolore grande, nel rispetto reciproco”.
L’immagine resta impressa? “Noi nella casa di campagna sopra l’ospedale Cervello, la vista sui Colli di Palermo. Noi con Clarabella, una pecorella allevata come un cagnolino, e Nina, la piccola pitbull sperduta e triste senza il suo papà. Io che cerco Totò. Lui che mi chiama ‘selvaggia’ perché cammino sempre a piedi nudi sui sassi…”.
Prima il lavoro di modella e poi quello di odontoiatra “lasciato perché con Totò ho deciso di dedicarmi alla sua creatura, la scuola di calcio, il Centro sportivo Ribolla. Dove ha trasformato un’area in terra battuta in un vero campo da calcio. Io lì facevo di tutto. E farò di tutto. Ho tirato su i campi di padel”, “il Centro sarà la mia vita. Perché era la sua vita. La passione per stare vicino ai bambini, ai ragazzi meno abbienti, quelli provenienti dai quartieri popolari come il Cep, da dove era partito. Diceva di sentire il bisogno di restituire alla città, a quei ragazzi di Palermo, quanto la vita e le sue capacità gli avevano offerto. Era un amore profondo per la città”, “c’erano ragazzi che non avevano i soldi per le scarpe e provvedeva lui. Animo gentile e buono”, “a Palermo era impossibile fare una passeggiata senza essere bloccati dall’affetto di chi chiedeva un autografo o un selfie. E lui sempre disponibile, con una serena allegria”.
C’è stato tempo anche per l’ultimo reality, Pechino Express, fra India, Malesia, Cambogia, è stato bello? “Un modo per riprendere la vita in mano. C’erano già state le due operazioni. E ci siamo detti: ma sì, partiamo e godiamoci l’avventura. Per fortuna lo abbiamo fatto. Faticoso, zaino in spalla, chilometri e chilometri fra autostop e alloggi di fortuna. La sera stanco, distrutto. Guerriero fino in fondo”.