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Stupratore seriale colpisce ancora, viene arrestato ma è ai domiciliari
Un incubo senza fine per le sue vittime. Simone Borgese, 39enne residente nella zona di Ponte Galeria, a Roma, è stato posto agli arresti domiciliari dopo essere stato accusato di aver violentato una studentessa 26enne lo scorso 8 maggio. Si tratta della terza denuncia per violenza sessuale a carico dell’uomo, già condannato in via definitiva nel 2015 per lo stupro di una tassista 43enne e nel 2022 per quello di una 17enne all’interno di un ascensore.
La dinamica dell’ultima aggressione
Secondo gli inquirenti, Borgese avrebbe avvicinato la giovane ad una fermata dell’autobus, chiedendole alcune indicazioni stradali. Mostrando il cellulare scarico, l’avrebbe quindi convinta a salire in auto per accompagnarlo, per poi abusare di lei in una zona isolata. La 26enne è stata in grado di fornire agli agenti una descrizione dettagliata dell’uomo e dell’auto, oltre a riconoscerlo senza ombra di dubbio da un album fotografico. L’analisi delle telecamere di sorveglianza ha permesso infine di rintracciare Borgese e arrestarlo.
L’appello della vittima: “Non abbiate paura, denunciate”
“È stato un incubo, non sapevo come uscire da quella macchina. Mi sentivo ed ero in trappola”, ha dichiarato la vittima, che ha voluto lanciare un appello: “Faccio appello a tutte le ragazze che hanno subito abusi: non abbiate paura, denunciate”.
I precedenti
Lo stupratore seriale era tornato in libertà nel novembre 2021 dopo aver scontato 7 anni di carcere per la violenza ai danni della tassista 43enne, avvenuta nel 2015 con modalità simili a quella più recente: un normale servizio taxi si era trasformato in un incubo quando l’uomo, dopo averle fatto cambiare più volte strada, l’aveva condotta in una zona isolata dove l’aveva aggredita, violentata e derubata. In seguito a quell’arresto era emerso un altro precedente episodio di violenza sessuale su una minorenne compiuto nel 2014. “Ascoltando le notizie, certo sono rimasta senza parole – ha dichiarato una vicina di casa -. Se penso a quante volte ho lasciato mia figlia a casa da sola, mi vengono i brividi”. Nel quartiere in tanti ricordano di aver incrociato l’uomo in questi anni, senza mai immaginarne il passato.
L’appello degli investigatori e la rabbia delle vittime
Gli investigatori lanciano ora un appello, temendo che Borgese possa aver compiuto altre violenze finora rimaste nell’ombra: “Chiunque abbia avuto a che fare con lui e lo riconosca nelle foto pubblicate dai media dovrebbe presentarsi subito e denunciare”. Un invito raccolto dalla prima vittima accertata del 39enne, che tramite il suo avvocato ha espresso amarezza e sgomento: “Vorrei sapere perché quella persona che mi ha fatto male nel profondo non è in carcere, perché nonostante la mia denuncia, il processo e la condanna ha potuto reiterare il reato”.
Domiciliari nonostante i precedenti: la decisione del giudice
Il giudice ha disposto i domiciliari ritenendo sufficiente questa misura per limitare i rischi di recidiva, nonostante i numerosi precedenti. Accanto a Borgese vive la compagna e una figlia adolescente. “Non mi pento di aver denunciato quella persona, anche se non è stato facile sostenere il processo. Oggi sono molto amareggiata e scossa”, ha concluso la prima vittima.