Strage di Erba: la Cassazione dice no, Olindo e Rosa restano all’ergastolo

di Valentina Foti
Stampa articolo


Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di DonnaClick! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

A Roma, nella solenne aula della Corte di Cassazione, si è scritto l’ultimo capitolo di una delle vicende giudiziarie più controverse della cronaca italiana.

I giudici della V sezione penale hanno rigettato il ricorso presentato dalla difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi condannati all’ergastolo per la strage di Erba, avvenuta l’11 dicembre 2006.

Quel giorno, in un appartamento di via Armando Diaz 25, nel tranquillo comune comasco, quattro vite furono spezzate a colpi di spranghe e coltelli: Raffaella Castagna, il suo piccolo Youssef Marzouk di appena due anni, la nonna materna Paola Galli e la vicina Valeria Cherubini. Mario Frigerio, unico sopravvissuto, si salvò per una malformazione alla carotide e indicò Olindo come uno degli autori della carneficina. Oggi, la Suprema Corte ha detto no alla revisione del processo, spegnendo le speranze della difesa e confermando una sentenza che, per molti, resta avvolta da interrogativi.

La requisitoria del pg: “Prove nuove? Solo congetture”

La giornata in Cassazione si è aperta con la requisitoria del sostituto procuratore generale Giulio Monferini, che non ha lasciato spazio a dubbi. “Insisto per la inammissibilità del ricorso della difesa,” ha dichiarato in aula, smontando punto per punto le argomentazioni dei legali di Olindo e Rosa. Il pg ha definito le cosiddette “prove nuove” presentate dalla difesa come “mere congetture” e “prospettazioni astratte”, incapaci di scalfire i tre pilastri su cui poggia la condanna: la testimonianza oculare di Frigerio, le confessioni dei coniugi (poi ritrattate) e la traccia di sangue di una delle vittime trovata sul battitacco dell’auto di Olindo. “Non sono nuove né significative,” ha aggiunto Monferini, sottolineando come l’impianto probatorio, consolidato in tre gradi di giudizio, resti “solido e inattaccabile”. Dopo poco più di 30 minuti di intervento, la parola è passata ai giudici, che in serata hanno emesso il verdetto: ricorso inammissibile, caso chiuso.

Olindo e Rosa, condannati all'ergastolo per la Strage di Erba.
Olindo e Rosa, condannati all’ergastolo per la Strage di Erba.

La difesa non si arrende: “Un cortocircuito logico”

A guidare la battaglia legale per Olindo e Rosa c’è Fabio Schembri, avvocato storico della coppia, affiancato da Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux. Il loro ricorso, un documento di 111 pagine ricco di allegati, puntava tutto su una serie di nuovi elementi scientifici e clinici che, a loro avviso, avrebbero dovuto portare a un processo di revisione. Tra questi, la messa in discussione della credibilità di Mario Frigerio, le cui condizioni cliniche post-coma potrebbero aver influenzato la memoria, e una rilettura della traccia ematica, che la difesa considera frutto di una possibile contaminazione. “La motivazione della Corte d’Appello di Brescia è illogica e contraddittoria,” ha sostenuto Schembri prima dell’udienza, parlando di un “cortocircuito logico” nella decisione di rigettare l’istanza lo scorso 10 luglio 2024. “Olindo e Rosa ci sperano, come noi,” aveva aggiunto, entrando in Cassazione con la convinzione che un dibattimento pubblico fosse l’unico modo per valutare davvero le nuove prove. Ma la Suprema Corte ha scelto un’altra strada.

La strage di Erba: una notte di sangue e misteri

Era una fredda sera di dicembre quando, in una palazzina di Erba, si consumò l’orrore. Raffaella Castagna, 30 anni, suo figlio Youssef, la madre Paola Galli, 57 anni, e la vicina Valeria Cherubini, 55 anni, furono massacrati con una ferocia inaudita. Le armi? Coltelli e spranghe, seguite da un incendio appiccato per cancellare le tracce. Mario Frigerio, marito di Valeria, sopravvisse per miracolo: un fendente alla gola non lo uccise grazie a una malformazione congenita. Risvegliatosi dal coma, puntò il dito contro Olindo Romano, vicino di casa con cui le vittime avevano avuto dissapori. Le indagini si concentrarono subito sulla coppia: Olindo, ex netturbino, e Rosa, ex colf, confessarono inizialmente, salvo poi ritrattare tutto, sostenendo di essere stati manipolati. Nel 2011, la Cassazione confermò l’ergastolo, ma i dubbi non si sono mai dissipati del tutto, alimentati da Azouz Marzouk – marito di Raffaella e padre di Youssef – che da anni sostiene l’innocenza dei coniugi.

Dalla stessa categoria

Correlati Categoria