Sesso e disabilità, Zoe Rondini: “Con la comunicazione lotto contro tabù e pregiudizi”

di Veronica Femminino


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Esplorare le diversità, superare l’imbarazzo, scardinare i pregiudizi, parlare di inclusione e rispetto delle differenze, di limiti e potenzialità, di speranze e difficoltà di ciascuno di noi.

E poi il desiderio di essere utile agli altri e partecipare a un cambiamento culturale che tenga conto delle peculiarità e dei diritti di ogni individuo.

C’è tutto questo ma anche molto altro nel lavoro e nell’impegno di Zoe Rondini, scrittrice romana di 41 anni e attivista dei diritti delle persone con disabilità. Le abbiamo chiesto di raccontarci un po’ di lei.

I limiti e l’autonomia

“La disabilità – dice innanzitutto – è il limite a quello che vuoi fare. Ma i limiti, di qualsiasi tipo essi siano, possono essere superati in tanti modi”. Zoe Rondini, in effetti, di limiti ne ha superati tantissimi. Affetta da una disabilità motoria, conseguente a un danno neurologico dovuto ad un’asfissia neonatale, oggi è una donna che ha realizzato molti dei suoi desideri, con grande tenacia e forza di volontà, “e con il supporto – tiene a precisare – della mia famiglia che mi ha sempre aiutata. I miei famigliari mi hanno curata e accudita nel migliore dei modi, e insieme non ci siamo rassegnati a un destino che sembrava definitivo”.

I lunghi anni di fisioterapia hanno migliorato le sue condizioni, e dopo tanti sforzi Rondini ha conquistato la sua autonomia. “Oggi – spiega – riesco a camminare, vivo da sola in una casa adatta a me, guido la macchina. Sono abbastanza soddisfatta dei risultati che sono riuscita a raggiungere e coltivo, come tutti, sogni e ambizioni”.

La passione per la scrittura

Zoe Rondini, opinionista del programma “O Anche No” di Rai 3, dedicato all’inclusione e alla solidarietà, oggi parla della sua esperienza in tv, nelle scuole, nelle università.

E’ autrice di due libri: il romanzo di formazione e autobiografico “Nata viva” (Società Editrice Dante Alighieri, 2015), e il saggio “RaccontAbili. Domande e risposte sulla disabilità” (Erickson Live, 2020).

“Ho sempre avuto, sin da bambina – racconta – la passione per la scrittura. A 13 anni ho iniziato a scrivere un diario per superare un lutto familiare improvviso. La forza dirompente della scrittura mi ha travolta, ho compreso che la scrittura è un processo che aiuta a conoscere meglio se stessi e gli altri. Ho coltivato la mia ambizione a scrivere anche durante gli anni di studio, sino alla laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione e alla specializzazione in editoria e scrittura”.

Gli argomenti affrontati nei due volumi

E ancora: “Nel mio primo libro, dal quale è stato tratto l’omonimo cortometraggio (primo classificato nella categoria “Corti della realtà” nell’ambito del Premio L’Anello Debole 2016, al Festival di Capodarco) parlo della mia vita dalla nascita sino agli anni della formazione universitaria. Anni vissuti tra luci e ombre, tra la voglia di affermazione, di trovare un mio posto nel mondo e le difficoltà riscontrate ogni giorno. Il saggio RaccontAbili, invece, mi piace definirlo libro polifonico; raccoglie trenta interviste a persone con disabilità o a chi conosce bene il mondo delle disabilità. Gli argomenti trattati accomunano tutti: si parla infatti di famiglia e società, routine, lavoro, interessi, arte, amore e sessualità. Il volume è arricchito da testimonianze di caregiver, sibling, psicologi, psicosessuologi, registi, scrittori, giornalisti, attori e docenti universitari”.

Affettività, sessualità e amore

Zoe Rondini è esperta in tematiche riguardanti l’affettività, l’amore e la sessualità delle persone con disabilità che tratta sul sito internet www.piccologenio.it. Un interesse, il suo, nato nel tempo e dalla corrispondenza con numerose persone che la contattano per chiederle consigli. “Si pensa ancora – dice – che le persone con disabilità siano asessuate, o che non abbiano pulsioni sessuali perché tanto devono pensare ad affrontare problemi più gravi legati al loro stato di salute. Non è così.

Mi scrivono molte persone, perlopiù uomini sui 30 anni, che vorrebbero avere una sessualità appagante, così come molti genitori che non sanno come aiutare i loro figli a vivere una esperienza sentimentale ed erotica.

La sessualità è parte integrante della personalità di ogni essere umano.

In Italia, come sappiano bene, la figura dell’assistente sessuale per i disabili stenta a decollare, contrariamente a quanto già avvenuto in altri Paesi.

Sesso e disabilità costituiscono un binomio ancora non accettato dalla società, quasi un’utopia, sicuramente un tabù”.

Per dare il proprio contributo al dibattito in corso, Zoe Rondini ha creato, nel 2012, il gruppo facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone”, che conta oltre 1600 membri.

Si tratta di uno spazio di confronto e consulenza.

“Io – spiega ancora – cerco di dare consigli in base alla mia esperienza, anche se ogni storia è un universo a sé. Ho avuto la fortuna, a partire dai 22 anni, di vivere l’amore e la sessualità.

Oggi sono molto innamorata di una persona che nutre lo stesso sentimento per me. Ma mi rendo conto che non è così per tutti. Serve una vera inversione culturale. Per fortuna oggi i media, rispetto al passato, parlano molto di più di disabilità e sessualità. Bisogna iniziare a superare le diffidenze che scaturiscono dalla nostra condizione. Siamo tutti persone, siamo tutti diversi e unici.

Ancora oggi molti disabili si vergognano nel dire che desiderano vivere una storia d’amore o fare sesso: ecco, questo è un limite, un ostacolo che bisogna abbattere. La giusta comunicazione può fare molto in questa direzione”.

La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

Dal primo libro di Zoe Rondini hanno preso vita altri progetti creativi ed uno le sta particolarmente a cuore, perché rivolto alla lotta contro ogni forma di discriminazione e bullismo: “Disabilità e narrazione di sé, come raccontare le proprie piccole e grandi disabilità” e lo spettacolo teatrale “La Cantastorie Zoe”.

“Ho pensato – afferma Rondini – che poteva essere una buona idea presentare il romanzo anche a bambini dai 10 anni in su o adolescenti. A loro propongo un’ottica di inclusione e rispetto delle differenze. Dopo un po’ i giovani studenti si aprono: iniziano a raccontare di sé.

Il mio scopo è incentivare le narrazioni dei ragazzi e sviluppare in loro la consapevolezza dei loro obiettivi e aspirazioni. Perché la diversità è solo negli occhi di chi guarda: l’ho imparato a mie spese quando ero adolescente, mi sentivo uguale ma al tempo stesso diversa dagli altri; alcuni mi accettavano, altri no, e sono stata anche vittima di bullismo. Crescendo – conclude – ho capito che il vero problema sta in chi non accetta l’altro. Ho ancora un cammino lungo da percorrere per essere davvero felice, ma sono sulla buona strada. Ho imparato ad amarmi e ad amare gli altri”.

Adesso Zoe Rondini guarda ai suoi obiettivi futuri, tra i quali contribuire a formare chi lavora nelle scuole, nelle case famiglia, nelle carceri, negli ospedali e in altri contesti sociali sul valore terapeutico della narrazione di sé per vivere una esistenza piena e soddisfacente.

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