Cordoglio per la morte della giovane sciatrice Matilde Lorenzi, deceduta dopo un incidente in Val Senales. Profondo lutto nel mondo dello sport e dell'Esercito.
Morta dopo il vaccino anti Covid, chiesto processo per 5 medici
La Procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque medici dell’Ospedale di Lavagna, coinvolti nell’inchiesta sulla morte di Camilla Canepa, la giovane di 18 anni di Sestri Levante deceduta nel giugno 2021 all’ospedale San Martino di Genova dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca durante un open day. Il giudice per l’udienza preliminare Carla Pastorini ha fissato l’udienza per il 16 gennaio, data in cui si deciderà se rinviarli a giudizio o proscioglierli dalle accuse.
Risultati dell’autopsia e sospetti sulla causa della morte
L’autopsia ha rivelato che Camilla “non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco” e che la causa della morte per trombosi era “ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid”. L’inchiesta ha fatto emergere dubbi sulle modalità di trattamento adottate al pronto soccorso la sera del 3 giugno 2021, quando la giovane si è presentata con sintomi che avrebbero potuto indicare la sindrome Vitt (Vaccine-Induced Immune Thrombotic Thrombocytopenia).
Contestazioni dell’accusa e mancati accertamenti
Secondo i pm Francesca Rombolà e Stefano Puppo, i medici non avrebbero eseguito tutti gli accertamenti diagnostici previsti dal protocollo regionale per il trattamento della sindrome Vitt. Fra gli esami omessi ci sarebbero stati il dosaggio del D-Dimero e degli anticorpi anti-eparina/PF4, ritenuti essenziali per una corretta diagnosi della patologia. Gli inquirenti sostengono che tali esami avrebbero potuto permettere una diagnosi tempestiva e, di conseguenza, il trattamento necessario per salvare la vita della paziente.
Le accuse di omicidio colposo e falso ideologico
A quattro medici è contestato il reato di omicidio colposo, con l’accusa di aver agito con negligenza e imprudenza nel trattamento della paziente. A tutti gli indagati viene inoltre contestato il reato di falso ideologico per non aver indicato nella documentazione sanitaria che Camilla era stata vaccinata contro il Covid-19. I medici, difesi dagli avvocati Paolo Costa, Stefano Savi, Alessandro Torri, Alberto Caselli Lapeschi e Maria Antonietta Lamazza, avranno la possibilità di presentare memorie difensive e richiedere ulteriori accertamenti.