Si è conclusa giovedì 22 dicembre la manifestazione “Punto (a) Chiaramonte“, l’iniziativa volta a far conoscere questo pregevole punto di ricamo e che si è svolta a Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, dal 15 al 22 dicembre.
La settimana di eventi, che ha animato la cittadina iblea con laboratori, esposizioni di manufatti e momenti di approfondimento, ha permesso di fare un tuffo nel passato, alla scoperta dell’antica arte del ricamo siciliano e della tecnica di lavorazione, perduta e poi ritrovata, una ventina di anni fa quasi per caso da una ricamatrice del luogo, la signora Vita Firrincieli.
Oggi la tradizione viene portata avanti da tante ricamatrici della zona, istruite dalla maestra Turidda Rosso, ormai scomparsa, che con pazienza certosina e tanto duro lavoro, realizzano incredibili lavori, meravigliosi pezzi unici, merletti, orecchini e abiti sapientemente ricamati.
Durante la serata conclusiva si è svolto un confronto tra giornalisti ed esperti del settore proprio per rispondere a questa domanda (hanno preso la parola il sindaco di Chiaramonte Gulfi Mario Cutello, il vicesindaco Elga Alescio, Alessia Gambuzza (Logos), lo stilista siciliano Fabrizio Minardo, i giornalisti Nino Amadore de Il Sole 24 Ore, Gaetano Mineo de Il Tempo e Romina Ferrante di BlogSicilia e Donnaclick).
Le ricamatrici di Chiaramonte Gulfi, chine sui tessuti da ricamare ad arte, ognuna nella propria casa, hanno senza saperlo l’oro tra le mani, un tesoro che potrebbe diventare con i giusti strumenti una vera e propria attività imprenditoriale.
Interessante il punto di vista dello stilista ragusano Fabrizio Minardo, che dopo un’esperienza a Milano in Dolce&Gabbana, prima come sarto prototipista e poi nell’alta moda, ha deciso di tornare in Sicilia per continuare per conto suo in una realtà più artigianale a lui più congeniale.
Secondo lo stilista siciliano “il punto Chiaramonte, il “500”, il “400”, lo “sfilato”, il “chiacchierino”, sono tutti dei pizzi, dei ricami, dei punti, che si stanno perdendo”, perché non si riesce “a vedere uno sbocco, un’applicazione attuale a questo tipo di ricamo”. Le tendenze di arredamento del resto vanno in una direzione opposta, prediligendo linee semplici e moderne, in cui il pizzo e i merletti non trovano posto.
Sia il ricamo che l’alta moda sono accomunati dall’unicità. Tutti i lavori realizzati richiedono tempo, artigianalità e sono unici nel loro genere. L’unica via per rendere redditizio il particolarissimo punto di ricamo potrebbe, dunque, essere quello di abbandonare i centrini o i corredi per trasferirsi su capi di alta moda, così da realizzare abiti unici e dal valore inestimabile, capaci di valorizzare l’identità della donna ed esaltare la sua femminilità e che possano essere per le ricamatrici e imprenditori locali una fonte di reddito certa.
Per intraprendere questa strada occorre l’aiuto di tutti della politica per individuare le giuste fonti di finanziamento e mercati, del marketing e della comunicazione per promuoverlo adeguatamente presso gli addetti ai lavori e tra i giovani, che possono finalmente intravedere in questa arte antica e lontana la possibilità di un futuro sbocco professionale.
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