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Polmoniti nei bambini in Europa, è allarme pandemia? Cosa sappiamo
Nelle ultime settimane si sta assistendo in Europa, e in particolare in Francia, ad un aumento significativo di casi di polmonite nei bambini, con un incremento del 36% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo picco di infezioni respiratorie sta destando preoccupazione tra gli esperti, che temono il rischio di una nuova pandemia. Ma quali sono i patogeni responsabili di questo aumento e quanto dobbiamo preoccuparci realmente?
Il mycoplasma pneumoniae tra i principali responsabili
Secondo le autorità sanitarie francesi, una delle principali cause sarebbe il mycoplasma pneumoniae, un batterio che negli ultimi mesi sta causando focolai di malattie respiratorie in tutta Europa. Questo germe di solito viene trattato a livello ambulatoriale con antibiotici, ma in alcuni casi può portare al ricovero ospedaliero. Ad aggravare la situazione vi sarebbe un elevato livello di resistenza agli antibiotici riscontrato in alcuni paesi europei.
Altri patogeni sotto accusa
Un altro patogeno chiamato in causa è l’influenza, il cui livello di circolazione si era fortemente ridotto durante i primi due anni di pandemia Covid grazie alle misure di contenimento, per poi risalire con il ritorno alla normalità. L’influenza colpisce soprattutto bambini sotto i 5 anni e anziani, quindi potrebbe spiegare parte dei ricoveri tra i più piccoli. Altri virus individuati sono il respiratorio sinciziale (Rsv), l’adenovirus e lo stesso Sars-Cov-2, che possono anch’essi causare polmoniti pediatriche. Inoltre non è escluso il ruolo delle co-infezioni, ovvero la presenza contemporanea di più agenti patogeni che peggiorerebbe il quadro clinico.
Il ritorno dell’influenza dopo il calo durante la pandemia
I dati mostrano chiaramente un aumento delle malattie respiratorie in Europa rispetto all’anno precedente ma, dal momento che sono stati individuati diversi patogeni noti come responsabili di questo incremento, al momento gli esperti escludono si tratti di un nuovo virus con potenziale pandemico. “Se non fosse stata identificata alcuna causa nota per questo aumento, ci sarebbe motivo di maggiore preoccupazione – spiega l’epidemiologo Mario Rossi -. In realtà abbiamo identificato diversi patogeni che storicamente causano ondate stagionali di infezioni respiratorie”. Per Giovanni Bianchi, virologo dell’università di Milano, “l’ipotesi più probabile è che, dopo tre anni di relativo isolamento durante la pandemia, il sistema immunitario della popolazione, e in particolare dei bambini, si sia trovato impreparato nel fronteggiare l’esposizione a tutti questi patogeni respiratori”.
Monitoraggio necessario, ma nessun allarmismo
Il virus che desta maggiori preoccupazioni per un potenziale pandemico resta l’influenza aviaria, che potrebbe mutare fino a diventare trasmissibile all’uomo. La Cina in passato è stata epicentro di epidemie di influenza aviaria, e una maggiore esposizione aumenta il rischio di futuri salti di specie. “Al momento però non vi è alcuna evidenza che ci troviamo di fronte ad una nuova pandemia – concludono gli esperti -. Bisogna monitorare con attenzione i cluster di polmonite senza diagnosi, ma i sistemi di allerta precoce dovrebbero darci il tempo necessario per prevenire una nuova pandemia”.