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Omicidio Maria Campai, 17enne resta in carcere, il movente: “uccisa per l’effetto che faceva”

La Procura dei Minori di Brescia ha convalidato il fermo del 17enne accusato dell’omicidio di Maria Campai, 42 anni, avvenuto nel garage di Viadana, nel Mantovano. Il giovane, detenuto presso il carcere minorile Beccaria di Milano, ha risposto alle domande del magistrato durante l’interrogatorio di garanzia, confermando quanto dichiarato agli investigatori. Il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere, con accuse di omicidio premeditato e occultamento di cadavere.

L’inchiesta prosegue tra accertamenti scientifici

Gli accertamenti tecnici continuano nel garage dove è stato ritrovato il corpo della vittima, con i Carabinieri del Ris di Parma impegnati nella raccolta di tracce ematiche e reperti. Le indagini, coordinate dalla Procura per i Minorenni di Brescia, sono concentrate anche sul ritrovamento del cellulare della vittima, che potrebbe fornire ulteriori prove sulla dinamica del delitto e sulle modalità con cui il giovane ha contattato la donna tramite una chat di incontri a pagamento.

Autopsia e dettagli sul movente

Domani è prevista l’autopsia sul corpo di Maria Campai presso l’ospedale Carlo Poma di Mantova, per chiarire le cause della morte e confermare i dettagli sul colpo alla testa e lo strangolamento, eseguito con violenza, secondo i primi accertamenti. Il giovane ha dichiarato agli investigatori di aver agito per vedere “che effetto faceva“, un movente che ha lasciato sconcertati gli inquirenti e che è stato considerato rilevante dal magistrato durante l’interrogatorio.

Bocche cucite dagli avvocati del ragazzo

I legali del 17enne, tra cui Paolo Antonini, mantengono il massimo riserbo, evitando di rilasciare dichiarazioni. Hanno sottolineato la necessità di tutelare il minore, che è già stato ampiamente esposto al massacro mediatico. La convalida del fermo da parte del Gip conferma la solidità del quadro accusatorio, rafforzato dagli elementi raccolti durante le prime fasi dell’indagine.