Olindo Romano e Rosa Bazzi sono colpevoli secondo la Cassazione. Perchè? Ci sono tante prove che hanno portato i giudici a decidere per la loro condanna, oggi però messa in discussione dopo un ampio servizio delle Iene. Nel corso del processo contro i due coniugi accusati della strage di Erba, i giudici hanno già smontato una per una le 40 obiezioni degli imputati, confermando l’impianto accusatorio e, dunque, l’ergastolo. Oggi quelle tesi sono messe in discussione dagli avvocati che hanno portato alle Iene nuove prove a sostegno della innocenza di Olindo e Rosa.
Dopo quasi 17 anni dalla strage che ha portato alla morte di quattro persone si riapre il caso. La Cassazione aveva confermato la colpevolezza di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo. La coppia è stata ritenuta responsabile “al di là di ogni ragionevole dubbio” grazie a tre prove-chiave: la testimonianza di Mario Frigerio, la confessione dei due imputati (poi ritrattata) e una macchia di sangue ritrovata sull’auto di Olindo.
Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini, una delle vittime, ha riconosciuto in aula gli aggressori, nonostante la difesa abbia sostenuto che fosse stato indotto a costruire un falso ricordo di Olindo. La Cassazione ha ritenuto la sua testimonianza autentica e affidabile, respingendo le obiezioni della difesa. La sua testimonianza è sempre stata ritenuta autentica dunque, oggi invece la difesa e Cuno Tarfusser, che fa proprie le consulenze degli avvocati, sostengono che “sviluppò una disfunzione cognitiva” e che fosse “inidoneo a rendere valida testimonianza”.
Tra le prive ci sono anche le confessioni di Olindo e Rosa le queli, sebbene in seguito ritrattate, contenevano dettagli che solo chi era presente sul luogo del delitto avrebbe potuto conoscere. Tra questi, la posizione dei cadaveri, l’interruzione manuale dell’energia elettrica e il fatto che il fuoco fosse stato alimentato da una pira di libri. Inoltre, Olindo aveva scritto sulla Bibbia in carcere frasi in cui chiedeva perdono per le loro azioni. Ma è anche vero che a carico di Olindo e Rosa c’è molto altro. E la sentenza scritta dalla Suprema Corte ripercorre tutto smontando ad una ad una le 40 obiezioni di legittimità proposte dalla difesa: un elenco di punti che la Corte definisce “vivisezione della vicenda processuale”.
La terza prova-chiave è la macchia di sangue di Valeria Cherubini ritrovata sull’auto di Olindo. La Cassazione ha stabilito che la traccia del sangue fosse “molto nitida” e non frutto di possibile contaminazione, come invece sosteneva la difesa. Quest’ultima, tuttavia, continua a definire la prova “fortemente dubbia” e afferma che probabilmente non sia stata prelevata dal battitacco dell’auto di Olindo. Tutto questo mentre uno dei fratelli di Raffaella, Pietro, scrive su Facebook: “Speravo fosse finita ma ci risiamo”.