No Dante per gli studenti musulmani in una scuola di Treviso: una pericolosa stupidaggine

di Walter Giannò


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Anzitutto, il fatto: due studenti di religione musulmana di una scuola media a Treviso sono stati esentati dalle lezioni sulla Divina Commedia di Dante, poiché considerata un’opera a sfondo religioso in contrasto con la loro fede. Si tratta di due alunni di terza media.

Secondo quanto riportato dalla stampa, la decisione è nata dall’iniziativa del professore, che, per rispetto, ha scritto alle famiglie degli studenti già esentati dall’ora di religione per chiedere il consenso a trattare con loro l’opera. Le famiglie hanno chiesto, invece, che i loro figli fossero esentati dallo studio di Dante (che colloca Maometto all’inferno). Il professore ha organizzato, di conseguenza, un programma alternativo dedicato a Boccaccio.

Il commento

La decisione della scuola di chiedere prima il permesso alla famiglia dei due studenti islamici di studiare o meno Dante e poi di accettare il dissenso e optare per un’alternativa diversa (Boccaccio… che poi le novelle erotiche vanno bene?) è oggettivamente sbagliata e ne è prova che quasi tutte le forze politiche, in queste ore, stanno diffondendo dichiarazioni negative. Per di più, il ministro Giuseppe Valditara ha già disposto un’ispezione.

Integrare, giusto ricordarlo, significa includere, non escludere; condivisione, non separazione; conoscenza, non censura. E, soprattutto, la cittadinanza italiana passa pure dalla cultura italiana e dalle sue fondamenta letterarie (chi scrive, tra l’altro, è favorevole al principio dello ius culturae come requisito).

Dante per l’Italia è come William Shakespeare per il Regno Unito, Victor Hugo per la Francia, Miguel de Cervantes per la Spagna.

Quindi, bisogna dire basta (anche legislativamente se decisioni simili dovessero ripetersi) con questa degenerazione del politicamente corretto che, anziché fare del bene, fa malissimo all’integrazione.

Anche perché, di questo passo, si rischia di commettere lo stesso sbaglio con altri autori della nostra letteratura (che è patrimonio di tutta l’umanità). Un giorno si farà lo stesso con I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni dove la valenza della Provvidenza divina è la sua base ideologica? Oppure con lo studio delle opere d’arte del Rinascimento dove il Cristianesimo è centrale?

Infine, mai dimenticare che la religione nelle scuole pubbliche e laiche del nostro Paese non deve condizionare la definizione dei programmi e soprattutto la studio di opere così fondamentali.

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