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Yulia Navalnaya sfida Putin: “Continuerò il lavoro di Alexei”

Putin ha ucciso mio marito”. Non usa giri di parole Yulia Navalnaya, moglie del dissidente russo Alexei Navalny, morto la scorsa settimana nel carcere di massima sicurezza IK-6 a Pokrov, nella regione di Vladimir, dove stava scontando una condanna a 9 anni. La donna, in visita a Bruxelles per incontrare i ministri degli Esteri dell’UE, ha lanciato un’accusa diretta e pesantissima contro il presidente russo Vladimir Putin, indicandolo come responsabile della morte del marito.

La tesi dell’avvelenamento e il tentativo di insabbiamento

In un video diffuso su Youtube, Navalnaya ha affermato che il governo russo sta tentando di insabbiare la vicenda, negando alla famiglia l’accesso alla salma di Alexei, ufficialmente deceduto per cause naturali. Secondo la vedova, il cadavere presenterebbe invece tracce di avvelenamento da Novichok, la stessa neurotossina utilizzata nel tentato omicidio di Navalny nel 2020. Le autorità, sempre secondo Navalnaya, starebbero trattenendo il corpo nell’obitorio di Salekhard con il pretesto di effettuare l’autopsia, quando in realtà l’intento sarebbe quello di cancellare le prove di un nuovo avvelenamento.

La madre a caccia della salma, trattenuta con un pretesto

La tesi è confermata anche dalla madre di Navalny, la 69enne Lyudmila, che da giorni tenta invano di ottenere la restituzione della salma dal carcere dove è morto. Ma alla donna, accorsa nella remota regione artica nonostante il gelo e le difficili condizioni climatiche, viene opposto un secco diniego dalle guardie carcerarie, che dicono di aver trasferito il corpo altrove.

La sfida politica della moglie Yulia all’autoritarismo di Putin

Due donne, dunque, unite nella battaglia per fare luce sulla morte del dissidente e opporsi al regime autoritario di Putin: la giovane moglie Yulia, che raccoglie idealmente il testimone di Navalny nella lotta politica, e la madre Lyudmila, determinata a riportare a casa il figlio per dargli degna sepoltura. “Continuerò il lavoro di Alexei, continuerò a lottare per il nostro paese” ha dichiarato Navalnaya nel video, esortando i sostenitori del marito a unirsi alla battaglia. L’obiettivo è costruire la Russia “come l’immaginava Navalny, piena di dignità, giustizia e amore”. Parole di sfida al potere assoluto di Putin, accusato apertamente di omicidio. La vedova sta portando avanti la sua missione anche in Europa, dove chiede sostegno politico e sanzioni più dure contro Mosca. “Dobbiamo unirci e combattere contro questo male – ha detto ai ministri UE – contro l’orribile regime russo di oggi. Putin e il suo governo devono essere considerati personalmente responsabili di tutte le atrocità commesse”.

La pressione internazionale per indagini indipendenti

Dal canto suo, il Cremlino rigetta con sdegno le accuse, parlando di “menzogne” tese a screditare la Russia. Ma intanto cresce la pressione internazionale per indagini indipendenti sulla morte di Navalny. Una richiesta finora caduta nel vuoto, con Putin che tira dritto per la sua strada repressiva, eliminando fisicamente l’oppositore numero uno. Ma due donne coraggiose non si arrendono e sono decise a ridare dignità e verità a un marito e a un figlio ucciso da un regime spietato.