Una ragazza di 20 anni è morta lo scorso 4 febbraio all’Ospedale San Raffaele di Milano dopo essere andata in shock anafilattico per aver mangiato un dolce in un locale del capoluogo lombardo la sera del 26 gennaio scorso ed essere rimasta in coma per 9 giorni.
La giovane era andata in shock anafilattico per aver consumato in un locale milanese un tiramisù che non avrebbe dovuto contenere latticini, a cui era allergica. A questo punto è stata aperta un’indagine che prevede l’analisi sugli ingredienti: si indaga per omicidio colposo ed è stata disposta l’autopsia.
Il pm di Milano, Luca Gaglio, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e affidato le indagini ai Carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità per accertare la presenza di allergeni e in particolare proteine del latte non indicate in etichetta sul dolce. La ragazza era consapevole di essere allergica. Il locale è estraneo alle indagini.
La denominazione di vendita del prodotto è Tiramisù vegano ed è stato ritirato nelle scorse ore dal ministero della Salute che ha pubblicato il modello di richiamo per la presenza di allergeni e l’avvertenza che “il prodotto può contenere latticini” invitando a “non consumare il prodotto e portarlo al punto vendita per il rimborso”. Il marchio del prodotto è ‘Marscherpa Tiramisù’ e l’azienda produttrice la GLG srl con sede dello stabilimento in via Garibaldi ad Assago, nel Milanese.
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Gli inquirenti stanno indagando a 360 gradi su tutti gli ingredienti che sono stati consumati la sera del 26 gennaio dalla giovane insieme al suo fidanzato, inclusi quelli preparati in casa dal locale vegano.
Lo shock anafilattico è la più grave tra le reazioni allergiche. Si manifesta con un esordio acuto della reazione: da pochi minuti a qualche ora dal contatto con la sostanza a cui si è allergici. Rispetto all’allergia normale coinvolge più apparati: cute e mucose con prurito, vampate, gonfiore di labbra-lingua-ugola, ma può comportare anche problemi respiratori con dispnea, respiro sibilante-broncospasmo, stridore, ipossia e anche pressione ridotta e perdita di coscienza.
I sintomi più frequenti, presenti in più del 90% dei casi, sono cutanei e delle mucose, seguiti da sintomi che coinvolgono il sistema respiratorio e cardiovascolare, più del 50% dei casi. Meno comunemente possono comparire sintomi gastroenterici, come nausea, vomito, diarrea, crampi addominali. In genere, questi sintomi sono anticipati da formicolio e senso di calore alla testa, a mani e piedi.
Sono tante le cause che possono scatenare lo shock anafilattico. Le principali e più comuni sono:
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In caso di segni di shock anafilattico, la prima cosa da fare è chiedere, immediatamente un intervento medico. Se questo non è possibile o in attesa dei soccorsi, è consigliabile: rimuovere o allontanare il fattore scatenante; posizionare la persona sdraiata con le gambe sollevate di circa 30 cm in modo che il capo si trovi inferiormente a ginocchia e bacino. Questa posizione, detta di Trendelenburg, risulta particolarmente utile perché favorisce il ritorno venoso agli organi vitali (cuore e cervello) per semplice effetto della gravità.
In ogni caso chi sa di essere allergico dovrebbe sempre avere con sé il farmaco salvavita: adrenalina (o epinefrina) somministrata per via endovenosa, preferibilmente in infusione lenta e continua. Se nei casi più lievi è generalmente sufficiente la somministrazione combinata di adrenalina ed antistaminici, in quelli più gravi è necessario assicurare il mantenimento della pervietà delle vie aeree, ricorrendo all’ossigenoterapia o ad interventi chirurgici in caso di necessità.
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