E’ stata rilasciata su cauzione l’attrice iraniana Taraneh Alidousti. Khamenei: “Donne che non osservano l’hijab integrale non sono contro la religione”.
Intanto la situazione in Iran resta delicatissima perché si registra la pima condanna a morte in Iran per un intellettuale che alle proteste anti regime ha partecipato senza scendere in piazza ma rilasciando nei mesi scorsi un’intervista alla tv israeliana in cui esprimeva critiche alla Repubblica islamica.
Per lei sono scesi in campo il Festival di Cannes e il regista premio Oscar Asghar Farhadi. Taraneh Alidousti, una delle più famose e talentuose attrici iraniane, è stata rilasciata su cauzione e ha lasciato il carcere di Evin a Teheran. L’artista, che ha recitato in quattro film di Farhadi e nei due che hanno vinto la statuetta dell’Academy, era stata arrestata lo scorso mese per aver preso parte alle proteste anti-regime. L’annuncio della sua scarcerazione è stato dato da Iran International.
Taraneh Alidousti esce dal carcere dopo 19 giorni, ma grazie a una cauzione di circa 225 mila euro ( 10 miliardi di rial ) come ha twittato il suo avvocato Zahra Minoui. La celebre attrice iraniana, nota in tutto il mondo, era stata arrestata il 17 dicembre nella sua abitazione a Teheran dopo una perquisizione effettuata dalle forze di sicurezza. Nel 2016 è stata co-protagonista del film premio Oscar ‘Il cliente’
Un mese fa, si era detta disposta a pagare “qualsiasi prezzo” pur di rimanere in Iran a sostenere le manifestazioni in corso da tre mesi e che chiedono la fine della Repubblica islamica.
Classe 1984, originaria della capitale, Alidoosti ha lavorato con alcuni dei maggiori registi iraniani: nel 2016, è stata co-protagonista del film premio Oscar ‘Il cliente’ (2016) di Asghar Farhadi, che l’ha diretta in altri film drammatici. Recita, nel 2008, in Shirin di Abbas Kiarostami e e quest’anno la pellicola ‘I fratelli di Leiyla’, in cui e’ diretta da Saeed Roustaee, è stata presentata in concorso al Festival di Cannes. Tra il 2015 e il 2016, infine, è stata tra i protagonisti di una fortunata serie Tv in Iran, ‘Shahrzad’.
Il 9 novembre, una sua foto senza hijab e con in mano il cartello con scritto in curdo lo slogan delle proteste ‘Donna, vita, libertà” aveva fatto il giro del mondo e raccolto quasi 1,7 milioni di like. Pochi giorni prima, il 5 novembre, Alidoosti aveva pubblicato un post che ora risuona come una coraggiosa e consapevole sfida al regime: “Rimango e non ho intenzione di andarmene come si vocifera in giro”, ha scritto, “non ho passaporto o residenza in nessun altro Paese se non l’Iran”.
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“Resterò, smetterò di lavorare”, prosegue, “sarò al fianco delle famiglie dei prigionieri e delle persone uccise ed esigerò il rispetto dei loro diritti. Combatterò per la mia casa. Paghero’ qualsiasi prezzo per difendere i miei diritti e, soprattutto, credo in ciò che stiamo costruendo insieme oggi”. Il post più recente su Instagram, dove contava più di 8 milioni di follower e che oggi non appare più accessibile, risaliva all’8 dicembre scorso, nel giorno della prima impiccagione di uno dei manifestanti arrestati nel corso della repressione messa in atto dalle autorità.
“L’Iran ha giustiziato un manifestante”, ha scritto Alidousti, “un ragazzo di 23 anni arrestato, processato e ucciso in meno di due mesi. Il suo nome è Mohsen Shekari. Ogni organizzazione internazionale che rimane a guardare questo bagno di sangue e non prende misure è una disgrazia per l’umanità” Sul suo profilo l’attrice aveva denunciato fin da subito il caso di Mahsa Amini, che ha fatto scattare il vasto movimento di protesta tre mesi fa: è del 16 settembre, primo giorno di manifestazioni, il post con cui riporta la morte della ragazza di origine curda, finita in coma mentre era in custodia della polizia morale e morta tre giorni dopo il suo arresto per non aver indossato correttamente il velo. Migliaia di persone sono state arrestate per le proteste: 11 sono stati condannati a morte e due, entrambi 23enni, sono già stati uccisi.
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