Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, intervistato da La Stampa, ha affrontato il tema della violenza sulle donne dopo il femminicidio di Giulia Tramontano a Senago, in provincia di Milano.
Piantedosi ha affermato: “L’obiettivo è quello di evitare che la violenza o addirittura l’omicidio sia commesso. Le pene severe servono, sono necessarie ma non riportano in vita la vittima e non esauriscono il problema”.
“Per quanto di competenza del Viminale, stiamo ipotizzando un rafforzamento delle misure di prevenzione personali – ha aggiunto – a partire dall’ammonimento nei confronti degli autori delle condotte violente e di informazione alle vittime, estendendo le possibilità e i casi di intervento del questore”.
“Con i colleghi di Governo, in particolare con i ministri Nordio e Roccella, stiamo lavorando a una ipotesi di intervento normativo da portare all’attenzione di uno dei prossimi Consigli dei ministri”, ha proseguito il ministro.
“Ma non ci limiteremo a questo – ha proseguito Piantedosi – serve un’azione più collegiale. Quando il Governo interverrà, in Parlamento ci sarà l’opportuno confronto tra le forze politiche. Sono sicuro che non mancherà un concreto spirito di condivisione e collaborazione”.
Per Piantedosi, infine, “è importante comunicare alle donne vittime di abusi la presenza dei centri antiviolenza che operano sul territorio, mettendole in contatto con queste strutture”, mentre nei confronti degli uomini si pensa “innanzitutto al potenziamento dell’uso del braccialetto elettronico nel caso in cui l’autorità giudiziaria decida l’adozione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, nei confronti dei soggetti indiziati di delitti, consumati o tentati, nell’ambito della violenza di genere e domestica”.