Filippo Turetta, il reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin si trova nel carcere di Verona e, dopo l’interrogatorio previsto per domani, martedì 28 novembre, potrà vedere i suoi genitori.
Francesca Gioeni, direttrice del carcere, al Corriere della Sera ha spiegato: “È normale, tranquillo. Si stanno applicando tutte le procedure di cautela che si seguono con gli altri detenuti. Nessuno rimane in infermeria, ci sono delle procedure per i nuovi giunti che l’amministrazione penitenziaria ha per il pericolo suicidi”.
Si è appreso, inoltre, che Emanuele Compagno, il primo avvocato d’uffico di Filippo Turetta, ha deciso di rimettere il suo mandato: “fin dall’inizio avevo rappresentato ai genitori, che mi avevano espresso stima, l’opportunità di una nomina di fiducia, pertanto non vi è alcun legame con le polemiche che qualcuno ha sollevato recentemente. Resto umanamente vicino al dolore delle famiglie”.
Quindi, adesso Turetta è difeso da Giovanni Caruso, avvocato di fiducia, ordinario di Diritto penale all’Università degli Studi di Padova.
Infine, l’avvocato Nicodemo Gentile, presidente dell’associazione Penelope e legale della famiglia Cecchettin, ha chiesto che sia considerata anche l’aggravante dei motivi futili e abietti: Turetta è un uomo senza empatia, che ha lucidamente eliminato la sua ex per punirla da quello che lui ha considerato un atto di insubordinazione subito. Nessuna gelosia ma solo spirito punitivo: la nostra Giulia non rispondeva più alle sue aspettative. Lavoreremo, affinché, la procura prima e i giudici poi, riconoscano questa aggravante”, ha affermato.
E ora c’è attesa per quanto Turetta dirà al GIP Benedetta Vitolo, soprattutto su tre elementi che potrebbero configurare la premeditazione: il nastro adesivo usato per chiudere la bocca di Giulia, i due coltelli di cucina in suo possesso e i sacchi neri per coprire il cadavere.