Giovanna Pedretti, 59 anni, titolare della pizzeria Le vignole a Sant’Angelo Lodigiano, in provincia di Lodi, è stata trovata senza vita, nel tardo pomeriggio di ieri, domenica 14 gennaio, lungo la riva del Lambro.
La ristoratrice, che aveva diffuso una recensione omofoba e contro i disabili lasciata da un cliente e diventata virale, si potrebbe essere tolta la vita.
Intorno a questa vicenda e alla veridicità della recensione si è scatenata la gogna mediatica. Tuttavia, non è certo che dietro quel gesto estremo ci sia questo motivo.
Dopo la notizia della morte della Pedretti, sui social sono finiti al centro delle polemiche la giornalista Selvaggia Lucarelli e il compagno Lorenzo Biagiarelli che di professione fa lo chef.
Selvaggia Lucarelli, infatti, sui social media aveva rilanciato i sospetti sull’autenticità della recensione e responge le accuse di avere montato una gogna contro la ristoratrice: “La gogna di cui qualcuno sta parlando, è stata: un servizio di un tg, un post sui social, una storia su Instagram. La signora non è stata ”sommersa” da insulti, ma non si riesce mai a raccontare la verità” ha scritto su X.
La Lucarelli ha aggiunto che “in questa triste vicenda ci siano tre protagonisti: a) una persona che purtroppo ha pensato di inventare una storia sfruttando gay e disabili per finire sui giornali. b) i giornali che non hanno verificato la veridicità di uno screen così falso da essere pure ingenuo e hanno spammato su tutte le home la signora con lodi e interviste, dandole una popolarità enorme e spropositata in poche ore. c) una persona che per amor di verità fa un asciutto debunking e spiega che la storia è falsa”.
“Trovo interessante che purtroppo la persona (di cui non sappiamo nulla) si suicidi e qualcuno ritenga responsabile la c)” ha concluso la Lucarelli.
Anche Lorenzo Biagiarelli ha scritto un lungo post per difendersi dall’accusa di accanimento: “Mi dispiace moltissimo della morte della signora Giovanna e il mio pensiero va alla sua famiglia”, invitando “a riflettere sulle conseguenze del tentativo “di ristabilire la verità”. “Se si dovesse temere sempre questo epilogo a questo punto dovremmo chiudere tutto, giornali e social”.
E ancora: “Mi dispiace che pensiate che la ricerca della verità possa avere queste conseguenze. Ci tengo a respingere con forza le accuse di ‘odio social’ e ‘shitstorm’ dal momento che la signora Giovanna, in questi due giorni, non ha ricevuto dalla stampa che lodi e attestazioni di stima, e solo qualche sparuto e faticoso tentativo di ristabilire la verità che, in ogni caso, non ha e non avrebbe mai avuto pari forza”.
“Vi invito – ha aggiunto -, se davvero pensate che la signora Giovanna si sia tolta la vita, per un inesistente ‘odio social’, a riflettere sul concetto di verità. Se ogni persona che tenta di ristabilire la verità in ogni storia, grande o piccola che sia, dovesse temere questo epilogo, a quel punto dovremmo chiudere tutto, giornali e social. I messaggi di odio che mi state scrivendo, sono invece, quelli sì, di una tale violenza e quantita che effettivamente, anche a una persona non troppo fragile, potrebbero far pensare a un gesto estremo. Io, nel frattempo, continuerò a cercare la verità nelle cose”.
Tornando a Giovanna Pedretti, si è appreso che sia lei che la famiglia non avevano particolari problemi economici. La donna e il marito avevano gestito altre attività di ristorazione in passato. Tra l’altro la vendita di un locale aveva consentito loro di potersi permettere di non lavorare per un breve periodo.
Dopodomani l’autopsia sul corpo della ristoratrice. La Procura ha disposto anche un esame tossicologico.