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Filippo Turetta a Giulia Cecchettin: “O laurea insieme o la vita è finita”

Filippo Turetta aveva un’ossessiva pretesa di laurearsi insieme a Giulia Cecchettin. Un messaggio WhatsApp del febbraio 2023, recuperato dal cloud della giovane, recitava: “Mettiti in testa… che o ci laureiamo insieme o la vita è finita per entrambi”. Questo testo è ora agli atti dell’inchiesta a carico del ventiduenne di Torreglia (Padova), a processo per omicidio volontario premeditato della ex fidanzata, avvenuto l’11 novembre 2023.

La fine della relazione

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Turetta non si era rassegnato alla fine della relazione e, secondo le testimonianze di amici e familiari di Giulia, “agiva come se fosse sicuro di riconquistarla”. L’ossessione di Turetta per Giulia era tale che non riusciva ad accettare la fine del loro rapporto, come emerso durante l’interrogatorio in cui ha dichiarato che il rapporto con Giulia “doveva continuare”​.

L’omicidio e la fuga

Il tragico epilogo ha avuto luogo l’11 novembre 2023, quando Turetta ha accoltellato Giulia 75 volte, secondo l’autopsia. Dopo aver tentato di nascondere il corpo e di suicidarsi, è fuggito verso la Germania, dove è stato arrestato dopo una settimana nei pressi di Lipsia. Le prime parole di Turetta agli ufficiali tedeschi sono state: “Sono Filippo Turetta. Ho ucciso la mia ragazza”​.

Giulia Cecchettin

Le reazioni e le proteste

L’omicidio di Giulia Cecchettin ha scatenato un’ondata di indignazione in Italia, evidenziando il problema della violenza di genere. Numerose proteste e veglie si sono tenute in tutto il paese per chiedere giustizia e sensibilizzare sulla questione del femminicidio. Giulia è stata ricordata anche con una laurea honoris causa postuma conferita dall’Università di Padova.

La cultura patriarcale sotto accusa

Il caso ha riacceso il dibattito sulla cultura patriarcale e la necessità di un cambiamento sociale. Elena Cecchettin, sorella di Giulia, ha denunciato una società che minimizza gli atti violenti degli uomini, considerandoli frutto di malattie mentali piuttosto che di una cultura di possesso e controllo​​.