Nel Regno Unito, una curiosa e ingegnosa trovata sta rivoluzionando la lotta contro le truffe telefoniche: Daisy, una “nonna” creata dall’intelligenza artificiale, progettata per rispondere alle chiamate dei truffatori con conversazioni interminabili e senza senso. Sviluppata dalla società telefonica Virgin Media O2, Daisy è un’AI che, simulando il comportamento di una simpatica vecchietta, tiene occupati […]
Denise Pipitone, lo sfogo di Piera Maggio: “Mele marce nelle forze dell’ordine”
Piera Maggio, madre della piccola Denise Pipitone, scomparsa a Mazara del Vallo il 1° settembre 2004, ha espresso il suo malcontento sui social media, rivolgendo critiche a ex membri delle Forze dell’Ordine che, nel corso di questi 20 anni, hanno partecipato alle indagini sulla scomparsa della figlia. In particolare, ha fatto riferimento a una discussione accesa che ha coinvolto il marito, Pietro Pulizzi, e un ex investigatore.
Nel post si legge: “Da una discussione che Pietro ha avuto piuttosto accesa è emerso qualcosa di grave che ancora una volta ci conferma alcune mentalità malsane, incompetenza ed errori d’indagine a questo punto volutamente commessi. Sono trascorsi 20 anni e nonostante ciò gli sproloqui di qualche ex poliziotto non smettono di finire e non saranno di certo gli unici”.
E ancora: “Purtroppo all’interno di un nucleo operativo di forze dell’ordine di Mazara del Vallo, ancora oggi emerge quella parte di mela marcia che ci conferma che l’operato di alcuni nell’indagine è stato svolto con il pregiudizio e la convinzione del non coinvolgimento di quelle persone da noi subito segnalate. Addirittura, cosa assai grave, durante la discussione ha anche attribuito a noi la mancata riuscita del ritrovamento di nostra figlia, quindi vi lascio immaginare l’ignoranza ma soprattutto la malvagità nel formulare accuse (sul nulla) a due genitori a cui hanno rapito la loro bambina e che vivono nel dolore”.
Infine, conclude Piera Maggio, “purtroppo ci rendiamo sempre più conto che l’indagine è stata viziata da comportamenti errati, che avevano a che fare con amicizie e conoscenze varie con soggetti coinvolti nell’indagine. L’innaturale ambiente di quel periodo non ha favorito una buona e delicata indagine che doveva essere avulsa da ogni conoscenza che andava in conflitto con la ricerca della verità”.