Filippo Turetta trascorre la prima notte in carcere dopo la condanna all'ergastolo. Il padre di Giulia Cecchettin avvia un progetto educativo con il Ministero.
Chiara Ferragni al contrattacco e si appella TAR: “La multa di 1 milione è sproporzionata”
Non si placa il caso mediatico esploso intorno alla discussa campagna natalizia che ha visto protagonista l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni. Dopo le polemiche per la presunta pubblicità ingannevole e la successiva maxi-multa comminata dall’Antitrust, ora l’influencer passa al contrattacco e ricorre al TAR del Lazio per chiedere l’annullamento della salata sanzione da 1 milione di euro.
Chiara Ferragni ricorre al TAR contro la multa Antitrust
In particolare, la Ferragni ha depositato ieri tramite i suoi legali il ricorso contro il provvedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ritenendo la multa “del tutto sproporzionata rispetto alla gravità e alla durata della condotta”. La sanzione era stata divisa tra le due società dell’influencer, Tbs Crew e Fenice Srl, e ammontava a 675.000 euro per la prima e 400.000 euro per la seconda.
I dettagli della contestata campagna natalizia con Balocco
Ma facciamo un passo indietro e ricostruiamo la vicenda. A fine 2022 Chiara Ferragni aveva lanciato una partnership con l’azienda dolciaria piemontese Balocco per la produzione di una limited edition natalizia del pandoro classico. Per ogni confezione venduta, l’azienda si impegnava a donare 1 euro all’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, per un totale di 50.000 euro. L’operazione è stata però aspramente criticata per la presunta sproporzione tra l’incasso complessivo e la donazione effettiva.
La difesa dell’influencer: donazione non irrisoria
Ora però, stando al ricorso, la Ferragni replica che “in nessun caso è stato rappresentato che l’acquirente avrebbe partecipato alla donazione con il suo acquisto e che la differenza di prezzo tra l’edizione limitata del pandoro ‘Pink Christmas’ e il pandoro tradizionale Balocco sarebbe stata destinata a tale iniziativa benefica”. Inoltre, i legali fanno notare come i 50.000 euro donati fossero in realtà una cifra consistente, visto che le vendite dei Pandori griffati “non hanno raggiunto i risultati sperati” e “nel complesso, al termine della commercializzazione, le vendite non hanno riportato un esito soddisfacente”. A sostegno di questa tesi, nel ricorso vengono resi noti per la prima volta i dati di vendita della campagna. Su 356.782 pandori distribuiti ai rivenditori, solo 286.422 hanno raggiunto il consumatore finale. Considerando ricavi stimati per 234.000 euro, la donazione del 25% risulta dunque tutt’altro che irrisoria. Anzi, l’operazione nel complesso avrebbe procurato all’ospedale una “indubbia visibilità” grazie ai numerosi post e storie pubblicati dalla Ferragni sul suo seguitissimo canale Instagram.
Ora la palla passa al TAR per valutare la legittimità della sanzione
La difesa dell’influencer sembra dunque puntare a ridimensionare la portata economica dell’iniziativa, per dimostrare l’assenza di un intento promozionale ingannevole. Ora la palla passa al TAR, che dovrà valutare la legittimità della maxi-multa comminata dall’Antitrust lo scorso dicembre. Anche l’azienda Balocco ha presentato un ricorso analogo, ribadendo la correttezza del proprio operato. Nei prossimi mesi si capirà dunque se il cosiddetto “Pandoro-gate” si sgonfierà in sede legale o proseguirà con ulteriori strascichi giudiziari.