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Caso Cecchettin, una telefonata avrebbe potuto salvarla? Nuovi interrogativi a “Chi l’ha visto?”

Nuovi dettagli emergono sul caso di Giulia Cecchettin, la studentessa 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Durante l’ultima puntata di “Chi l’ha visto?“, andata in onda mercoledì 29 novembre, sono stati svelati nuovi particolari che potrebbero far luce su alcune zone d’ombra della vicenda.

Mancato intervento dopo la prima segnalazione?

In particolare, al centro della puntata è finito il momento in cui sono partite le ricerche di Giulia, dopo la sua scomparsa avvenuta nella notte tra sabato 11 e domenica 12 novembre. Secondo quanto raccontato dalla conduttrice Federica Sciarelli, alle ore 23:18 di sabato 11 un testimone aveva chiamato i carabinieri segnalando di aver assistito ad un’aggressione nei confronti di una ragazza, poi caricata con la forza su un’auto in un parcheggio e portata via. Quella telefonata però non aveva fatto scattare un immediato intervento delle forze dell’ordine, perché negli stessi minuti erano arrivate altre due chiamate al 112 per una rissa in un bar e un litigio dopo incidente stradale. Gli agenti erano quindi intervenuti su questi ultimi due casi, tralasciando la segnalazione dell’aggressione a Giulia. L’auto del suo assassino, con a bordo la ragazza, sarebbe passata sotto un varco autostradale alle 23:50, ovvero 32 minuti dopo la telefonata del testimone. Un lasso di tempo nel quale forse Giulia si sarebbe potuta salvare, se solo le forze dell’ordine fossero intervenute immediatamente dopo la segnalazione.

La denuncia del padre classificata come “allontanamento volontario”

Il giorno successivo, domenica 12 novembre, il padre di Giulia si era recato dai carabinieri per denunciarne la scomparsa. Nella denuncia l’uomo aveva raccontato anche della contemporanea sparizione dell’ex fidanzato Filippo, spiegando del loro travagliato rapporto e della morbosa gelosia del giovane. Nonostante questi elementi, la denuncia era stata classificata come “allontanamento volontario” e senza un effettivo pericolo di vita per Giulia. Inoltre, non era stato stabilito alcun collegamento con la telefonata della sera prima che segnalava l’aggressione. Solo in un secondo momento, grazie ad un post social del padre in cui chiedeva aiuto per ritrovare la figlia, un cittadino di Vigonovo lo aveva contattato dicendo di essere stato testimone oculare della lite in parcheggio e di aver chiamato il 112. Messo al corrente, l’uomo aveva riferito il fatto ai carabinieri, che solo allora avevano collegato quella telefonata alla scomparsa di Giulia.

Ricostruzione delle ricerche e tempi di intervento

Da quel momento, spiegano i militari, sono partite tutte le attività di ricerca coerenti con un caso di scomparsa a rischio: richieste di localizzazione dei cellulari dei due ragazzi, contatti con gli ospedali, inserimento delle generalità nelle banche dati, verifiche sui transiti autostradali. Insomma, nonostante la denuncia classificata come “allontanamento volontario”, i carabinieri avevano comunque agito ritenendo la scomparsa di Giulia non volontaria. Inoltre, la stessa sera di domenica era stato effettuato un sopralluogo nel parcheggio dove si era consumata l’aggressione after the collegamento tra la telefonata del testimone e la denuncia del padre.

Zona d’ombra da chiarire nonostante la confessione

Quindi dalla ricostruzione fatta nell’ultima puntata di “Chi l’ha visto?” emergono nuovi interrogativi sui tempi e sulle modalità con cui sono partite le ricerche di Giulia Cecchettin, la cui vita forse si sarebbe potuta salvare con un intervento più tempestivo dopo la prima segnalazione della sua aggressione. Il caso, nonostante la confessione dell’ex fidanzato, presenta ancora numerose zone d’ombra che gli inquirenti stanno cercando di chiarire.