Nuovi scioccanti dettagli emergono dalle dichiarazioni di Alessia Pifferi, la donna accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di soli 18 mesi. Nel corso dell’udienza del processo che la vede imputata per omicidio volontario pluriaggravato, la Pifferi ha raccontato di essersi prostituita per fare un regalo speciale al compagno.
“Mi manca mia figlia. Ero orgogliosa di lei, non è mai stata un peso per me” ha dichiarato in aula la donna, cercando di dare una versione positiva del rapporto con la piccola Diana. “L’ho lasciata da sola in casa, ma pochissime volte. La lasciavo con il biberon di latte e due bottigliette di acqua e una di the e, quando rientravo, di solito era tranquilla che giocava nel lettino, la lavavo, la cambiavo e le davo la pappa”. Ma il 14 luglio 2022 la donna ha lasciato Diana da sola per 6 giorni, causandone la morte per stenti. In quei giorni la Pifferi si trovava a Leffe, in provincia di Bergamo, dal compagno. Un rapporto fatto di alti e bassi, come spiegato dalla stessa donna, nella speranza di ricevere una proposta di matrimonio.
Ed è proprio per assecondare questa speranza che la Pifferi ha raccontato di essersi prostituita per mettere da parte i soldi necessari a organizzare una gita speciale per il compagno. “Ho dichiarato che l’ho fatto solo ed esclusivamente per permettermi un giro in limousine per il mio compagno, perché speravo così che l’avrebbe sposata” ha spiegato l’avvocato della donna.
Un regalo costoso, pagato con tre prestazioni sessuali occasionali, nella speranza che quell’attenzione particolare convincesse il compagno a sposarla. Lui che, stando al racconto della Pifferi, non voleva che la figlia Diana stesse in casa con loro quando dormiva da lei. Un tentativo estremo di salvare la relazione e coronare il sogno di formare una famiglia. Ma gli esperti mettono in dubbio questa versione idilliaca della Pifferi. Secondo lo psichiatra Marco Garbarini, consulente della difesa, la donna soffriva di gravi squilibri psichici. I frequenti alti e bassi con il compagno avrebbero accresciuto in lei vuoti e instabilità emotiva, portandola a comportamenti inadeguati come quello di abbandonare la figlia.
La stessa Pifferi ha ammesso di aver più volte lasciato da sola la bambina anche se per brevi periodi, convinta che il latte lasciato nel biberon fosse sufficiente. Una versione che contrasta con le parole d’amore per la figlia pronunciate in aula. Il compagno della donna non è indagato, essendo all’oscuro di quanto accadeva a Milano mentre lei si trovava a Bergamo con lui.