“Alessia Pifferi chiedeva soldi per la figlia e li spendeva per le sue serate”: la rivelazione della Polizia

di Romina Ferrante


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Il quadro che sta emergendo nel corso del processo a carico di Alessia Pifferi, la donna accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi a Ponte Lambro, è desolante.  

La donna, che ha abbandonato la piccola per giorni nel suo appartamento senza cibo né acqua, per raggiungere il compagno a Leffe (Bergamo), avrebbe condotto un tenore di vita al di sopra delle sue possibilità.

La 38enne si sarebbe concessa dei vizi che non poteva concretamente permettersi (auto di lusso, valigie piene di abiti da sera, taxi privati). Il 7 luglio, due settimane prima del ritrovamento del corpicino della bimba, aveva addirittura noleggiato una limousine da oltre 500 euro.

La testimonianza

A parlarne durante l’udienza è stato il dirigente della Squadra Mobile di Milano Marco Calì, che ha raccontato come la donna avesse anche chiesto somme di denaro per la piccola Diana, che poi spendeva per le serate in compagnia del fidanzato.

Così ha dichiarato Calì in aula: “A un’amica aveva raccontato che l’auto serviva per la festa di battesimo della piccola Diana, ma non ci fu nessun battesimo. La vettura serviva solo per trascorrere una serata romantica con il proprio compagno”.

E poi ha proseguito: “In alcune chat chiedeva prestiti di denaro con la scusa che le servivano per la bambina, quando in realtà servivano per pagarsi le sue serate romantiche”.

Alessia Pifferi, accusata dell'omicidio della figlia Diana di 16 mesi.
Alessia Pifferi, accusata dell’omicidio della figlia Diana di 18 mesi

Dalle ricostruzioni fatte dagli inquirenti è emersa una “gestione superficiale della bambina, che mal si conciliava con il suo stile di vita”. La donna spendeva grandi quantità di denaro per sé e per il compagno senza minimamente pensare alla figlia. Sul suo telefono non c’è alcuna traccia delle millantate chiamate a babysitter, ma solo telefonate a taxi o per noleggiare auto di lusso.

Tra il 14 e il 20 luglio la Pifferi si è poi spostata varie volte dalla casa del compagno a Leffe, e tutte le volte ha utilizzato “trasporti privati da 300 euro a tratta”, portando con sé, un trolley contenente decine di vestiti da sera. “Per potersi permettere questo stile di vita, incontrava spesso uomini, da cui si faceva pagare. 

Nel frattempo, nel suo appartamento di Ponte Lambro, il frigorifero era sempre vuoto “con all’interno solo un piatto di pasta fredda” e sono stati ritrovati dei pannolini usati sparsi per terra.

La piccola Diana di 18 mesi è rimasta per sei giorni immobile nel seggiolone all’interno di una casa bollente e nel suo stomaco sono stati trovati brandelli di pannolino, con tutta probabilità ingeriti dalla bimba in preda ai morsi della fame.

Alessia Pifferi, da un anno nel carcere di San Vittore, rischia adesso l’ergastolo per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e da motivi futili e abietti.

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