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Sport per l’infanzia: 7 consigli del pediatra da non dimenticare mai
Praticare uno sport nel periodo dell’infanzia e dell’adolescenza, ma anche in età adulta, comporta benefici fisici, psicologi e relazionali. Lo sport, infatti, può svolgere un ruolo importante nella costruzione di una positiva immagine di sé, di una disposizione ottimistica verso il futuro, favorendo la socializzazione e facilitando le relazioni amicali e quelle con adulti capaci di offrire dialogo, comprensione, aiuto. Inoltre, può rendere capaci le persone di rispetto di codici e norme, di scambi efficaci con gli altri e di reciproco aiuto.
I bambini devono praticare sport sempre e comunque e quale sport è più adatto?
Perché le potenzialità dello sport si realizzino è necessario che gli allenatori, i genitori, i dirigenti sportivi e gli atleti stessi si impegnino a fare della pratica sportiva un insieme di esperienze positive, felici, edificanti.
I bambini ed i ragazzi hanno bisogno di persone adulte che consentano loro di prendere consapevolezza delle proprie caratteristiche e capacità, di costruirsi un concetto di sé positivo e duraturo e di interagire in modo efficace con i coetanei. Una vittoria, ad esempio, non deve incrementare l’aspettativa narcisistica di essere sempre vincenti, così come una sconfitta non deve generare un senso di fallimento personale ma bisogna riconoscere ed apprezzare un buon risultato anche se il figlio non è salito sul podio ma ha dato il meglio di sé.
Per lo sport come pediatra consiglio:
- Deve essere divertimento e gioco
- Deve piacere al bambino
- Meglio fargli fare attività diverse per fargli imparare, ad es. a nuotare, a giocare a tennis ecc
- Mai competizione organizzata da noi adulti
- Ci sono tanti sport, non solo il calcio
- Attenti alla parola agonismo e semi-agonismo: lasciate la scelta al bambino
- Non trasferite sul bambino le vostre ambizioni o frustrazioni (o quelle degli allenatori)
- Nella pratica sportiva agonistica la vittoria è certamente un evento esaltante che gratifica l’atleta e la squadra, che infonde entusiasmo e gioia, che ripaga i sacrifici e l’impegno dell’allenamento, che rinforza l’autostima del singolo e del gruppo.
Il bisogno di vincere però non è un bisogno spontaneo del bambino o dell’adolescente: in genere essi hanno la necessità di sentirsi riconosciuti e valorizzati in quanto individui capaci di conseguire dei risultati. Per loro il successo non è collegato con la vittoria in sé poiché, anche il solo fatto di aver superato un limite personale, offre una grande soddisfazione.
La vittoria pertanto non è un obiettivo prioritario dei giovani atleti almeno fino a quando qualcuno non dice loro che devono vincere. I ragazzi che hanno alle spalle genitori ed allenatori che desiderano la vittoria a tutti i costi sono costretti a perseguirla per trovare risposta ai loro bisogni di sicurezza, di stima e di approvazione. Se essa sfuggirà loro, subiranno una ferita sul piano personale cominciando a temere di essere atleti, e poi persone, di scarso valore.
Vi riporto la Carta dei diritti dei giovani che praticano sport.
- Diritto a praticare lo sport e a sceglierlo liberamente.
- Diritto ad essere rispettati come persone e come atleti.
- Diritto a vivere una valida esperienza educativa.
- Diritto ad esprimere la propria personalità e le proprie doti e caratteristiche.
- Diritto ad un ambiente che tutela la salute fisica, psicologica e sociale.
- Diritto a comprendere e a partecipare al progetto di formazione sportiva.
- Diritto ad avere relazioni interpersonali positive.
- Diritto a divertirsi.
- Diritto a crescere e a migliorare le proprie prestazioni.
- Diritto a competere, a vincere, a perdere.
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