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Anemia in gravidanza, cosa comporta e cosa mangiare
Durante la gravidanza l’anemia è abbastanza comune, anzi, più passano le settimane più si manifesta questa forma di calo “fisiologico” dei valori del ferro, che però non dovremmo comunque sottovalutare. A provocare questo calo è un fenomeno specifico detto emodiluzione, per cui diminuisce la parte corpuscolata del sangue, quella costituita dai globuli rossi, mentre aumenta la parte liquida, il cosiddetto plasma, e succede per consentire al sangue di passare agevolmente attraverso la placenta e nutrire il bebè. Se il sangue fosse troppo denso, al contrario, questo passaggio potrebbe rivelarsi problematico.
Insomma, questo è il motivo per cui l’anemia in gravidanza è molto comune e nella maggior parte dei casi non desta assolutamente alcuna preoccupazione, ma bisogna tenere conto anche che un livello di emoglobina può essere associato a un rischio maggiore di parto prematuro e anche a un rischio crescente di mortalità della mamma e del nascituro. In generale, quindi, scompensi di questo tipo possono pregiudicare almeno in parte la normale crescita del feto e lo sviluppo del bambino dopo la nascita.
Dunque è molto importante tenere sotto controllo i valori del ferro in gravidanza e monitorare la situazione attraverso le analisi del sangue, che durante la gravidanza sono di routine: l’emocromo di solito si esegue durante le prime settimane, tra la ventottesima e la trentesima settimana, e infine a ridosso della trentaquattresima settimana di gravidanza.
In caso di un’eventuale carenza che può comportare i rischi di cui abbiamo già detto, bisognerà assumere degli integratori di ferro che ne garantiscano anche un migliore assorbimento, come quelli a base di solfato ferroso, anche se in alcune pazienti possono causare dei piccoli effetti collaterali come nausea e diarrea, motivo per cui è più indicato assumerli la sera.
Non vanno assolutamente sottovalutate le fonti naturali di ferro, quindi le carni rosse, i legumi le uova, la frutta e le verdure a foglia larga.
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